sabato 20 aprile 2024

La Chiesa ha vinto duemila anni fa

Sequéntia sancti Evangélii secúndum Ioánnem 16, 16-22.

In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Módicum, et iam non vidébitis me: et íterum módicum, et vidébitis me: quia vado ad Patrem. Dixérunt ergo ex discípulis eius ad ínvicem: Quid est hoc, quod dicit nobis: Módicum, et non vidébitis me: et íterum módicum, et vidébitis me, et quia vado ad Patrem? Dicébant ergo: Quid est hoc, quod dicit: Módicum? nescímus, quid lóquitur. Cognóvit autem Iesus, quia volébant eum interrogáre, et dixit eis: De hoc quǽritis inter vos, quia dixi: Módicum, et non vidébitis me: et íterum módicum, et vidébitis me. Amen, amen, dico vobis: quia plorábitis et flébitis vos, mundus autem gaudébit: vos autem contristabímini, sed tristítia vestra vertétur in gáudium. Múlier cum parit, tristítiam habet, quia venit hora eius: cum autem pepérerit púerum, iam non méminit pressúræ propter gáudium, quia natus est homo in mundum. Et vos ígitur nunc quidem tristítiam habétis, íterum autem vidébo vos, et gaudébit cor vestrum: et gáudium vestrum nemo tollet a vobis.

Seguito del S. Vangelo secondo Giovanni 16, 16-22.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Ancora un poco e non mi vedrete più; e di nuovo un altro poco e mi rivedrete, perché io vado al Padre". Dissero perciò tra loro alcuni dei suoi discepoli: "Che significa ciò che dice: Ancora un poco e non mi vedrete più; e di nuovo un altro poco e mi rivedrete, perché io vado al Padre? Cos’è questo poco di cui parla? Non comprendiamo quello che dice". E conobbe Gesù che volevano interrogarlo, e disse loro: "Vi chiedete tra voi perché abbia detto: Ancora un poco e non mi vedrete più; e di nuovo un altro poco e mi rivedrete. In verità, in verità vi dico che voi piangerete e gemerete, laddove il mondo godrà, sarete oppressi dalla tristezza, ma questa si muterà in gioia. La donna, allorché partorisce, è triste perché è giunto il suo tempo: quando poi ha dato alla luce il bambino non si ricorda più dell’affanno, a motivo della gioia perché è nato al mondo un uomo. Anche voi siete adesso nella tristezza, ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore gioirà, e nessuno vi toglierà la vostra gioia".

Ancora una volta, la liturgia ci fa riflettere sul grande dono che Dio ha fatto all'umanità istituendo la Chiesa, la comunità dei credenti, di coloro che partecipano della sua stessa vita in virtù dei meriti del Crocifisso redentore. La pagina di vangelo odierna, infatti, mette in luce il legame che sussiste tra la Passione di Nostro Signore e la sua Resurrezione con il mistero della Chiesa, che trae origine dal suo sacrificio sulla croce.

Attraverso l'immagine efficacissima della donna che dà alla luce il proprio figlio con grande e inesprimibile dolore, Gesù predice agli apostoli la gioia che essi proveranno alla sua Risurrezione. Sebbene gli apostoli non comprendessero appieno il significato di quelle parole, la Tradizione cattolica ha poi visto in questa donna  proprio un'immagine della Chiesa. Gli apostoli sono infatti le dodici colonne portanti, rappresentano le fondamenta della città di Dio, adornate di pietre preziose, come si legge in Apocalisse.

La Chiesa è spesso indicata misticamente come il "Corpo di Cristo" e la "Sposa di Cristo". La Chiesa è simile a una donna fecondata da Cristo sulla croce, il cui dolore è condiviso dal Signore stesso e da coloro che partecipano alla sua sofferenza. Per questo motivo, molti maestri di spiritualità hanno indicato la Croce non solo come l'altare del Sacerdote Eterno e come il trono del Re dell'Universo, ma anche come il talamo nuziale del Mistico Sposo.

Il dolore della donna partoriente fa venire anche in mente il dolore e le sofferenze indicibili dei martiri, di coloro che, a imitazione di Cristo, hanno amato Dio e la Chiesa fino alla suprema testimonianza, fino all'effusione del proprio stesso sangue. Secondo Tertulliano, "il sangue dei martiri è il seme dei nuovi cristiani". L'atto eroico dei martiri cristiani ha prodotto sempre, in ogni momento della storia della Chiesa (ancora oggi), l'effetto inatteso di alimentare e diffondere ulteriormente il Cristianesimo, anziché porvi fine: infatti, nessuno sarebbe disposto a sacrificarsi per una menzogna o un'illusione.

Questo fenomeno può essere bene paragonato dunque al parto di una donna, in cui la Chiesa, simile a una madre, genera nuove anime per Cristo e rigenera la vita dei credenti attraverso la Fede e il sacramento del Battesimo. Il passaggio evangelico richiama quindi l'intera comunità ecclesiale a riflettere sulla sua missione di evangelizzatrice del mondo, incoraggiandola a non temere le sfide, le tribolazioni e le persecuzioni che potrebbe dover affrontare, poiché sa di aver già vinto queste battaglie duemila anni fa, mediante il sacrificio salvifico sulla Croce di Cristo.

Gaetano Masciullo

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