sabato 8 febbraio 2025

Cosa fare se la Chiesa è occupata da eretici? Lo spiega Gesù

V Domenica dopo l'Epifania

Sequéntia S. Evangélii secundum Matthaéum 13, 24-30.

In illo témpore: Dixit Iesus turbis parábolam hanc: Símile factum est regnum coelórum hómini, qui seminávit bonum semen in agro suo. Cum áutem dormírent hómines, venit inimícus eius, et superseminávit zizánia in médio trítici, et ábiit. Cum áutem crevísset herba, et fructum fecísset, tunc apparuérunt et zizánia. Accedéntes áutem servi patrisfamílias, dixérunt ei: Dómine, nonne bonum semen seminásti in agro tuo? Unde ergo habet zizánia? Et ait illis: Inimícus homo hoc fecit. Servi áutem dixérunt ei: Vis, imus, et collígimus ea? Et ait: Non, ne forte colligéntes zizánia, eradicétis simul cum eis et tríticum. Sínite útraque créscere usque ad messem, et in témpore messis dicam messóribus: Collígite primum zizánia, et alligáte ea in fascículos ad comburéndum, tríticum áutem congregáte in hórreum meum.

Seguito del S. Vangelo secondo Matteo 13, 24-30.

In quel tempo, Gesù disse alle folle questa parabola: "Il regno dei cieli è simile a un uomo che seminò del buon seme nel proprio campo. Quando però gli uomini dormivano, sopraggiunse il suo nemico e vi seminò sopra della zizzania, in mezzo al grano, e si allontanò. Quando però l'erba fu cresciuta e produsse il frutto, comparve allora anche la zizzania. Recandosi perciò i servi dal padre di famiglia, gli dissero: 'Signore, non hai forse seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove dunque proviene la zizzania?' Ed egli a loro: 'Un uomo nemico ha fatto questo'. I servi allora gli dissero: 'Vuoi che andiamo e la raccogliamo?' Ed egli disse: 'No, perché forse, raccogliendo la zizzania, strappereste con essa anche il grano. Lasciate che l’uno e l’altra crescano fino alla mietitura e, al tempo della mietitura, dirò ai mietitori: Raccogliete per prima la zizzania, e legatela in fastelli per bruciarla. Il grano, invece, raccoglietelo nel mio granaio'".

Secondo l'insegnamento autorevole di san Tommaso d'Aquino, questa famosissima parabola della zizzania serve a illustrare tutti gli impedimenti alla dottrina evangelica che provengono da dentro la Chiesa, anziché dall'esterno (vedi a tal proposito la parabola del seminatore; cfr. Matteo 13,1-23).

Il seminatore della parabola rappresenta lo stesso Cristo. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che il Regno di Dio non è il Paradiso, ma Dio stesso, cioé Gesù Cristo. Il Regno di Dio non è tanto un luogo, quanto una persona, che inabitando l'uomo redento con il suo Spirito rende lo stesso uomo coerede di Cristo, cioé altrettanto sovrano. Il Signore, dunque, semina nel proprio campo, cioé nel mondo, la semente dei santi. In altri passi della Scrittura, infatti, il seme rappresenta la Parola di Dio, ma in questo caso il seme rappresenta i santi, perché più avanti lo stesso Gesù spiega che "il buon seme sono i figli del regno" (Matteo 13, 38). Questa immagine è molto bella: come il seme propaga la vita biologica, così i santi propagano la vita spirituale. Dio, dunque, è l'origine del bene che c'è nel mondo.

Nel mondo, però, c'è anche il male. E l'origine di questo male è spiegata dal Signore con un ordine preciso. Anzitutto, il Signore indica l'occasione che permette al male di insinuarsi nel mondo. I custodi - si dice - "dormivano", cioé coloro che sono chiamati da Dio a sorvegliare sul mondo, gli uomini di Chiesa. E' per colpa del sonno, cioé della pigrizia spirituale e del peccato, che il male riesce ad insinuarsi nel mondo. I custodi, invece, (e ricordiamo che 'vescovo' in greco significa proprio 'custode') devono sempre vigilare sulla Chiesa loro affidata.

Ecco allora che il nemico, cioé il diavolo, entra nel mondo e vi semina sopra la zizzania. Chi ha dimestichezza con le specie botaniche, sa che la zizzania è una pianta che assomiglia tantissimo al frumento. Solo un occhio esperto può distinguerla dal grano. Il male, allo stesso modo, preferisce opporsi al male non in maniera di contrasto (come il nero si oppone al bianco), ma secondo somiglianza. Per questo anche san Paolo avvertirà: "Satana si traveste da angelo di luce" (2Corinzi 11, 14). Il seme del diavolo, cioé la zizzania, rappresenta i figli delle tenebre, soprattutto gli eretici. I maestri di eresie, infatti, si mostrano al popolo di Dio sotto l'apparenza del bene e della sapienza, ma con i loro errori, spesso piccoli all'inizio, conducono a gravi conseguenze. Come scrive san Paolo: "Desiderano essere maestri della legge, ma non capiscono né ciò che dicono né ciò che affermano con sicurezza" (1Timoteo 1, 7).

Si noti che, precedentemente, l'evangelista ha usato il verbo "seminare" a proposito del seminatore, mentre ora usa un verbo diverso (superseminavit), cioé "seminò sopra". Questo perché, sia da un punto di vista storico sia da un punto di vista logico, viene prima la retta dottrina, e poi l'eresia. Dice inoltre: "in mezzo al grano". Il diavolo, infatti, non si preoccupa se alcuni sono eretici tra i pagani, perché li possiede già tutti, ma in mezzo al grano, cioé al popolo fedele. Dice anche che il diavolo, dopo aver seminato l'errore, "se ne andò", cioé si rese nascosto. Qualcuno dice, giustamente, che il capolavoro di Satana è convincere l'umanità della propria inesistenza. Quando Satana istiga l'uomo a compiere il male, non sempre coopera al male: se tutto andasse secondo i suoi desideri, infatti, si potrebbe facilmente discernere e individuare l'origine maligna; poiché, invece, egli si nasconde dopo aver ispirato la cattiva azione o il cattivo pensiero, ecco che più facilmente si maschera da "angelo di luce".

Il Signore Gesù spiega poi il processo con cui il bene e il male coesistono nella Chiesa. All'inizio, quando viene seminata, le due piante non appaiono e ciò può riferirsi sia al grano sia alle zizzania. San Paolo spiega riguardo che, quando l'uomo è spiritualmente piccolo, non è in grado di discernere, ma, quando cresce e produce frutto, allora diventa spirituale e capisce: "Lo spirituale discerne tutto" (1Corinzi 2, 15). San Giovanni Crisostomo commenta dicendo una cosa molto interessante sul modo di agire degli eretici. Costoro, inizialmente, non si manifestano, perché nascondono la propria dottrina e predicano anzitutto cose buone ai laici; dopodiché, inseriscono nella loro predicazione cose cattive sugli uomini di Chiesa, che vengono ascoltate volentieri; e così distolgono il popolo dall'amore verso i chierici e quindi verso la Chiesa. Dopodiché, quando i laici accolgono la dottrina di questi maestri, ecco che giunge per loro il momento di manifestare la malizia dell'eresia.

Ci sono poi custodi buoni e fedeli che subito vogliono sradicare la zizzania. Ci sono cioé uomini di Chiesa che, a causa dello zelo, dell'amore che provano verso il Signore, trovano inaccettabile il fatto che nella sua Chiesa possano esserci eretici che agiscono e predicano apertamente insieme a loro. Il Signore dice: "Un uomo nemico ha fatto questo". Questa sottolineatura di "uomo" è importante, perché è vero che satana istiga l'uomo ad agire e pensare male, ma è l'uomo che pecca, è l'uomo che diviene responsabile del male che produce quando si lascia ispirare da satana.

Il Signore però ci insegna che bisogna tollerare il male. Tollerare significa esercitare la pazienza, che è una virtù della temperanza. Ora il temperante è colui che sa bene contare il tempo (come la parola stessa 'temperanza' suggerisce). Cunctando regitur mundus, dicevano gli antichi: "Temporeggiando si governa il mondo". La tolleranza del malvagio è ribadita anche in altri passi della Scrittura. Per esempio, in Qoelet si legge: "Perché la sentenza contro i malvagi non è eseguita prontamente, i figli degli uomini sono senza paura e commettono il male." (Qo 8, 11). 

Il motivo di questo temporeggiamento divino è dovuto al fatto che il bene può esistere senza il male, ma il male non può esistere senza il bene; quindi il Signore tollera molti mali affinché si compiano o non si perdano molti beni. Perciò egli aggiunge che, sradicando il male, si rischia fortemente di sradicare anche il bene. San Tommaso d'Aquino spiega che ci sono quattro motivi per cui i malvagi non dovrebbero essere sradicati a causa dei buoni:

1) I maligni (cioé gli eretici) temprano e fortificano i buoni, sia dottrinalmente sia moralmente: "Devono esserci eresie, affinché quelli che sono approvati siano manifesti tra di voi" (1Corinzi 11, 19); e in un altro passo: "Chi è stolto servirà il saggio" (Pro 11, 29).
2) I maligni possono diventare buoni, cioé possono convertirsi, come avvenne per san Paolo. Quindi, se Paolo fosse stato ucciso, ci saremmo privati della dottrina di un grande maestro.
3) I buoni possono confondersi, perché taluni sembrano malvagi, ma non lo sono.
4) Molti maligni hanno grande influenza sulle persone e quindi, se fosse escluso subito, trascinerebbe molti con sé, e così, con quel malvagio, molti perirebbero.

C'è però un tempo massimo. La pazienza non è mai eterna, neanche quella di Dio. Il tempo della mietitura rappresenta la fine dei tempi, la fine della storia, quando il Signore Gesù ritornerà per giudicare definitivamente l'umanità, farla risorgere con un corpo incorruttibile, e dividere per sempre i beati dai dannati. I mietitori rappresentano gli angeli (cfr. Matteo 13, 49). Nella mietitura, vediamo un ordine inverso rispetto a quello della semina. Durante la semina, prima fu piantato il buon seme, poi sopraggiunge il seme cattivo; adesso, prima viene raccolta la zizzania, poi il frumento. I maligni, infatti, saranno separati dal mondo, che sarà trasfigurato alla fine dei tempi. E saranno legati in piccoli fasci, cioé subiranno una pena eterna: chi viene legato, infatti, non può muoversi; e gettati nel fuoco eterno: subiranno cioé una pena che causa dolore estremo, analogo (e anzi peggiore) a quello che il fuoco materiale procura sul corpo.

I buoni, invece, sono come il frumento nel granaio: cioé godono di purezza, di unità e di pace. Come il frumento viene sgranato, così i santi saranno liberati di tutte le impurità; come il frumento viene raccolto senza essere legato, così i santi saranno concordi nell'unità della Chiesa trionfante; come il frumento viene posto al sicuro nel granaio, così i santi godranno della pace e della tranquillità eterna del Cielo.

Gaetano Masciullo 

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