sabato 1 febbraio 2025

Il grande mistero nascosto dietro il rito della Purificazione

Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam 2, 22-32.

In illo témpore: Postquam impleti sunt dies purgatiónis Maríæ, secúndum legem Moysi, tulérunt Iesum in Ierúsalem, ut sísterent eum Dómino, sicut scriptum est in lege Dómini: Quia omne masculínum adapériens vulvam sanctum Dómino vocábitur. Et ut darent hóstiam, secúndum quod dictum est in lege Dómini, par túrturum aut duos pullos columbárum. Et ecce, homo erat in Ierúsalem, cui nomen Símeon, et homo iste iustus et timorátus, exspéctans consolatiónem Israël, et Spíritus Sanctus erat in eo. Et respónsum accéperat a Spíritu Sancto, non visúrum se mortem, nisi prius vidéret Christum Dómini. Et venit in spíritu in templum. Et cum indúcerent púerum Iesum parentes eius, ut fácerent secúndum consuetúdinem legis pro eo: et ipse accépit eum in ulnas suas, et benedíxit Deum, et dixit: Nunc dimíttis servum tuum, Dómine, secúndum verbum tuum in pace: Quia vidérunt óculi mei salutáre tuum: Quod parásti ante fáciem ómnium populórum: Lumen ad revelatiónem géntium et glóriam plebis tuæ Israël.

Seguito del Santo Vangelo secondo Luca 2, 22-32.

In quel tempo, dopo che furono terminati i giorni della purificazione di Maria, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono Gesù a Gerusalemme per presentarlo al Signore, come è scritto nella legge del Signore: "Ogni maschio primogenito sarà consacrato al Signore"; e per fare l’offerta, come è scritto nella legge di Dio: "un paio di tortore o due piccoli colombi". Vi era allora in Gerusalemme un uomo chiamato Simone, e quest’uomo giusto e timorato aspettava la consolazione di Israele, e lo Spirito Santo era in lui. E lo Spirito Santo gli aveva rivelato che non sarebbe morto prima di vedere l’Unto del Signore. Condotto dallo Spirito andò al tempio. E quando i parenti vi recarono il bambino Gesù per adempiere per lui alla consuetudine della legge, questi lo prese in braccio e benedisse Dio, dicendo: "Adesso lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, che hai preparato dinanzi a tutti i popoli, luce per rivelare alle genti e gloria del popolo tuo, Israele".

Avevamo visto che, come prescritto dalla Legge, otto giorni dopo la sua nascita, Gesù fu circonciso e gli fu imposto il nome, presumibilmente in una sinagoga o addirittura in casa. Quaranta giorni dopo, sempre secondo la Legge mosaica, la santa famiglia si reca a Gerusalemme per obbedire a due prescrizioni rituali dell'antica Legge: la purificazione di Maria santissima e la presentazione del figlio, in quanto maschio primogenito. 

Abbiamo dunque qui due protagonisti: la Madre e il Figlio, la Nuova Eva e il Nuovo Adamo. La prima non aveva bisogno della purificazione, perché, essendo immacolata, cioé concepita senza peccato originale, di quel peccato non soffriva le conseguenze corporali. Eppure, Maria si umilia e obbedisce alla prescrizione, per non insuperbirsi e per non essere occasione di scandalo per il prossimo. 

In Levitico 12, 1-8, viene prescritto il rito della purificazione. Questo rito ricordava alle donne di Israele che il dolore del parto e la condizione fisica che ne scaturiva, spesso di infermità e di perdite, è segno del fatto che l'essere umano trasmette la propria natura corrotta (cioé il peccato originale) ai figli e, se non fosse stato per l'espiazione di Cristo e la santificazione dello Spirito Santo, la benedizione originale, "Crescete e moltiplicatevi" (Gn 1, 28), sarebbe diventata una maledizione, poiché ci trasmette la colpa antica e le sue pene annesse. Analogo è il senso del rito della circoncisione per i maschi. 

Inoltre, il Levitico prescriveva quanto segue. Se la madre partoriva un maschio, allora doveva essere considerata "impura" per quaranta giorni (7 + 33); se la madre partoriva una femmina, allora doveva essere considerata "impura" per ottanta giorni (14 + 66), cioé lo stesso periodo del figlio maschio moltiplicato due volte. Dietro queste prescrizioni ci sono precisi riferimenti simbolici. Infatti, per l'antica mentalità ebraica, i numeri sono simboli, veicoli di insegnamenti. Il numero sette ricorda la perfezione naturale. Quando una nuova vita viene alla luce, in un certo senso la creazione - biblicamente condotta a termine in sette giorni - si rinnova. Il numero trentatré ha a che fare con la divinità: il numero 3 è infatti un riferimento, ancora implicito nell'Antico Testamento, alla Trinità. Il numero 40 significa la prova, o meglio la penitenza, che il credente è chiamato a vivere per riscattarsi. Infatti, è la moltiplicazione di 4 x 10, dove il 4 è il numero dell'uomo e 10 il numero della giustizia (pensiamo ai dieci comandamenti). Questo stesso periodo viene raddoppiato nel caso in cui nasce una femmina. Nel linguaggio biblico, il ripetere è segno di conferma, di esaltazione: questa dilatazione del tempo riflette un accresciuto senso del mistero della trasmissione della vita. La bambina condivide con la madre la stessa condizione, perché essa stessa un giorno potrebbe generare vita. Quindi cosa significano queste prescrizioni fuor di metafora? 

C'è una rivelazione meravigliosa per le donne in questo passaggio. Il parto può essere vissuto (non è un automatismo) come partecipazione della redenzione di Cristo, se la donna sa e vive quel dono meraviglioso che è la gravidanza come una giusta pena del peccato originale che innesta nella vita divina. Per questo san Paolo dirà in maniera molto concisa, molto diretta: "La donna si salva partorendo figli, purhcé perseveri nella fede, nella carità e nella santità con la modestia" (1Timoteo 2, 15). E' la grande confutazione biblica alle follie moderne delle femministe.

Gaetano Masciullo

Nessun commento:

Posta un commento

Quale tipo di terreno sei tu?

Sequéntia S. Evangélii secundum Lucam 8, 4-15. In illo témpore: Cum turba plúrima convenírent, et de civitátibus properárent ad Iesum, díxit...