sabato 25 gennaio 2025

La poca fede degli israeliti contro la grande fede dei pagani?

Sequéntia S. Evangélii secundum Matthaéum 8, 1-13.

In illo témpore: Cum descendísset Iesus de monte, secútae sunt eum turbae multae: et ecce leprósus véniens adorábat eum, dicens: Dómine, si vis potes me mundáre. Et exténdens Iesus manum, tétigit eum, dicens: Volo. Mundáre. Et conféstim mundáta est lepra eius. Et ait illi Iesus: Vide, némini díxeris: sed vade, osténde te sacerdóti, et offer munus, quod praecépit Móyses, in testimónium illis. Cum áutem introísset Caphárnaum, accéssit ad eum centúrio, rogans eum, et dicens: Dómine, puer meus iacet in domo paralyticus, et male torquétur. Et ait illi Iesus: Ego véniam, et curábo eum. Et respóndens centúrio, ait: Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur puer meus. Nam et ego homo sum sub potestáte constitútus, habens sub me mílites et dico huic: Vade, et vadit; et álii: veni, et venit; et servo meo: Fac hoc, et facit. Áudiens autem Iesus, mirátus est, et sequéntibus se dixit: Amen dico vobis, non invéni tantam fidem in Israël. Dico autem vobis, quod multi ab Oriénte et Occidénte vénient, et recúmbent cum Abraham, et Isaac, et Iacob in regno coelórum: fílii autem regni eiiciéntur in ténebras exterióres: ibi erit fletus, et stridor déntium. Et dixit Iesus centurióni: Vade, et sicut credidísti, fiat tibi. Et sanátus est puer in illa hora.

Seguito del S. Vangelo secondo Matteo 8, 1-13.

In quel tempo, quando Gesù fu sceso dal monte, molta folla lo seguiva. Ed ecco un lebbroso, appena giunto, lo adorava, dicendo: "Signore, se vuoi, puoi purificarmi". E Gesù, stendendo la mano, lo toccò, dicendo: "Lo voglio. Sii purificato". E subito la sua lebbra scomparve. Poi Gesù gli disse: "Guardati dal dirlo a qualcuno, ma va' a mostrarti al sacerdote e presenta l'offerta prescritta da Mosè, e ciò serva come testimonianza per loro". Entrato in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: "Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente". Gesù gli rispose: "Io verrò e lo curerò". Ma il centurione riprese: "Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Va', ed egli va; e a un altro: Vieni, ed egli viene; e al mio servo: Fa' questo, ed egli lo fa". All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: "In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande. Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti". E Gesù disse al centurione: "Va', e sia fatto secondo la tua fede". In quell'istante il servo guarì.

Nel Vangelo odierno, si narrano due eventi miracolosi di guarigione, distinti ma intimamente connessi nel loro significato spirituale, tanto da essere proclamati insieme dalla Chiesa nella stessa liturgia. Il primo episodio riguarda un lebbroso completamente sanato da Gesù. L’Evangelista descrive il lebbroso che “adorava” il Signore, segno che quest’uomo, nonostante la grave malattia che lo riduceva a una condizione di estrema sofferenza fisica e umana, aveva riconosciuto in Gesù il Messia promesso, Dio stesso incarnato. Nel contesto della cultura ebraica, dove solo Dio poteva essere adorato, questo gesto rivela una fede illuminata da una grazia speciale.

La preghiera del lebbroso è un atto di fiducia e abbandono: “Signore, se vuoi, puoi purificarmi”. Egli non si rivolge a Gesù semplicemente come a un maestro ("Rabbì”), ma come a Dio (“Adonai”). La risposta di Gesù è piena di autorità divina: “Lo voglio: sii purificato”. L’umile sottomissione del lebbroso si incontra con la volontà onnipotente di Cristo.

La Chiesa vede in questa guarigione storica un significato simbolico: il lebbroso rappresenta Israele, piagato dal peccato, in particolare dalla superbia e dall’invidia, che avevano accecato gli occhi dei farisei e degli scribi, impedendo loro di riconoscere e adorare Gesù come vero Dio. Tuttavia, Gesù ordina al lebbroso di mantenere riservatezza e di attenersi alla Legge mosaica: “Va’, mostrati ai sacerdoti e offri quanto prescritto da Mosè, affinché serva loro da testimonianza”. Questo comando richiama le prescrizioni di Levitico (14, 1-32) sui sacrifici da offrire per la purificazione, un rito riservato ai sacerdoti.

Con questo gesto, Gesù comunica due verità fondamentali. La prima è il carattere sacerdotale della redenzione: Cristo, sommo sacerdote secondo l’ordine di Melchisedek, offre se stesso come sacrificio, non con il sangue di animali, ma con il proprio sangue, per redimere l’umanità dalla lebbra del peccato. La seconda è una testimonianza per i sacerdoti del Tempio, che avrebbero dovuto riconoscere nella guarigione e nelle parole del lebbroso la natura divina di Gesù. Tuttavia, molti di loro, per invidia, rifiutarono di accettarlo e adorarlo.

A questo primo miracolo si collega il secondo, quello del servo paralitico del centurione romano. Se da un lato le autorità ebraiche mancavano di fede, dall’altro, un pagano dimostra una fede straordinaria. Gesù, colpito dalla sua fiducia, esclama: “In Israele non ho trovato una fede così grande”. Questo episodio evidenzia che la fede non è un semplice sentimento, ma una virtù soprannaturale infusa da Dio, che implica l’adesione dell’intelletto alle verità rivelate. San Tommaso d’Aquino spiega che la fede può essere esplicita, quando si conoscono e si accettano le verità rivelate, oppure implicita, quando si crede in Dio e nella sua provvidenza senza conoscere pienamente le verità di fede rivelate e particolari. 

Il centurione possedeva questa fede implicita: pur non avendo conoscenza diretta della rivelazione, egli confidava nell’onnipotenza di Dio e nel potere di Gesù. Cristo, lamentandosi della poca fede di Israele, denuncia la cecità delle autorità religiose, che avrebbero dovuto possedere una fede esplicita nel Messia. Eppure, la fede implicita del centurione pagano supera quella esplicita dei sacerdoti ebrei.

Questo paradosso prefigura la Chiesa cattolica e la Nuova Alleanza, aperta a tutti gli uomini di buona volontà: “Molti verranno da Oriente e da Occidente e siederanno con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli”. La salvezza non è più un privilegio esclusivo di Israele, ma un dono offerto all’umanità intera, chiamata a partecipare alla fede e alla redenzione portata da Cristo.

Gaetano Masciullo

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