sabato 17 maggio 2025

Lo Spirito Santo e i tre processi contro il mondo

Sequéntia S. Evangélii secundum Ioánnem 16, 5-14.

In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Vado ad eum, qui misit me: et nemo ex vobis intérrogat me: Quo vadis? Sed quia haec locútus sum vobis, tristítia implévit cor vestrum. Sed ego veritátem dico vobis: éxpedit vobis ut ego vadam: si enim non abíero, Paráclitus non véniet ad vos: si autem abíero, mittam eum ad vos. Et cum vénerit ille, árguet mundum de peccáto, et de iustítia, et de iudício. De peccáto, quidem, quia non credidérunt in me: de iustítia vero, quia ad Patrem vado, et iam non vidébitis me: de iudício autem, quia prínceps huius mundi iam iudicátus est. Adhuc multa hábeo vobis dícere: sed non potéstis portáre modo. Cum autem vénerit ille Spíritus veritátis, docébit vos omnem veritátem. Non enim loquétur a semetípso: sed quaecúmque áudiet, loquétur, et quae ventúra sunt, annuntiábit vobis. Ille me clarificábit: quia de meo accípiet et annuntiábit vobis.

Seguito del S. Vangelo secondo Giovanni 16, 5-14.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Vado a Colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: dove vai? Ma perché vi ho dette queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico il vero: è necessario per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Paraclito, ma quando me ne sarò andato ve lo manderò. E, venendo, Egli accuserà il mondo riguardo al peccato, riguardo alla giustizia e riguardo al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché io vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato. Molte cose ho ancora da dirvi, ma adesso non ne siete capaci. Venuto però lo Spirito di verità, vi insegnerà tutta la verità. Egli infatti non vi parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito: vi annunzierà quello che dovrà arrivare. Egli mi glorificherà, perché ciò che riceverà da me lo annunzierà anche a voi".

Il grande discorso di addio che il Signore compie nel Cenacolo (Gv 13-17) trova qui il proprio culmine. Cristo ha preparato gli Apostoli alla propria Passione, Morte e Resurrezione, ma anche profetizzato la sua Ascensione e l’invio dello Spirito Santo. 

La tristezza degli Undici nasce dal timore di restare orfani. Il Signore, però, rivela che l’assenza visibile sarà condizione della sua più profonda e costante presenza sacramentale e spirituale. L'espressione "Vado a Colui che mi ha mandato"  indica un movimento volontario e sovrano: l’Ascensione non è una fuga, ma il compimento della missione trinitaria. Sant’Agostino nota che Cristo “parte da noi solo quanto a ciò che è visibile, non quanto alla divinità” (In Io. 94,4).

Gesù, infatti, dice che "è necessario per voi che io me ne vada". Da dove viene questa convenienza dell'Ascensione? La presenza corporale di Cristo, se prolungata, avrebbe potuto limitare l’elevazione della fede alla realtà invisibile; la partenza apre lo spazio alla carità che “crede senza vedere”. 

Lo Spirito Santo è da Gesù chiamato Paraclito, una parola greca con più significati: consolatore, avvocato difensore, persino giudice. Egli viene per accusare il mondo riguardo al peccato, riguardo alla giustizia e riguardo al giudizio. Cosa significano questi tre atti processuali? Il primo atto processuale che lo Spirito Santo compie è smascherare il peccato più profondo del mondo: la mancanza di fede in Cristo.

Qui si parla non semplicemente di una mancanza intellettuale, ma di un rifiuto della luce vera, quella di Cristo. La fede, infatti, non è solo un’opinione o un sentimento, ma l’adesione interiore e totale alla Verità fatta carne: Gesù Cristo, Figlio di Dio. La radice di ogni peccato sta, in definitiva, nell’allontanamento dal Verbo. San Tommaso d’Aquino, commentando questo passo e facendo eco alla Tradizione apostolica, osserva che dove non c’è fede autentica e cattolica, non può esserci giustificazione. La fede è condizione necessaria, anche se non sufficiente, alla salvezza eterna.  Non si può parlare di moralità, giustizia sociale o vera pace, se si nega la Verità e la Persona del Redentore.

Il secondo atto è legato alla giustizia, ma non secondo la logica del mondo. Il mondo ha giudicato Gesù come bestemmiatore, sedizioso, colpevole: lo ha condannato alla Croce. Il fatto che Cristo “vada al Padre” è la prova definitiva della Sua giustizia. Nessun peccatore può stare davanti a Dio. Se il mondo sceglie di respingere Cristo, è giusto che non goda più della sua presenza. Solo il Figlio che ha fatto la volontà del Padre fino alla fine può stare davanti a Dio, che è Giustizia per essenza.

Il terzo atto è il più solenne: un giudizio definitivo. Il mondo presume di essere arbitro di se stesso, ma in realtà è già stato giudicato e condannato. Il “principe di questo mondo”, cioè satana, è morto con la Croce di Cristo. La morte sacrificale del Signore Gesù non è una sconfitta, ma una sentenza di condanna a morte contro il padre della menzogna e del peccato.

Il giudizio di cui parla Gesù è, dunque, escatologico e attuale allo stesso tempo. È già avvenuto, ma si dispiega nel tempo. Con la Passione, satana è stato “scacciato fuori” (Gv 12, 31) e il suo dominio è destinato a finire. Lo Spirito Santo attesta che la vittoria appartiene a Cristo e che nessun potere può più vantare diritti sull’anima che appartiene a Dio. Perciò, la presenza dello Spirito Santo nella vita della Chiesa è già un giudizio: Egli è la luce che dissipa le tenebre, la verità che svela la menzogna, la santità che denuncia il compromesso. I santi — che vivono nello Spirito di Dio — sono segni visibili del giudizio invisibile contro il mondo: la loro vita, come quella di Cristo, è divenuta “segno di contraddizione” (Lc 2, 34).

Gaetano Masciullo

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