sabato 4 novembre 2023

Un miracolo intrecciato


Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthǽum 9, 18-26.

In illo témpore: Loquénte Iesu ad turbas, ecce, princeps unus accéssit et adorábat eum, dicens: Dómine, fília mea modo defúncta est: sed veni, impóne manum tuam super eam, et vivet. Et surgens Iesus sequebátur eum et discípuli eius. Et ecce múlier, quæ sánguinis fluxum patiebátur duódecim annis, accéssit retro et tétigit fímbriam vestiménti eius. Dicébat enim intra se: Si tetígero tantum vestiméntum eius, salva ero. At Iesus convérsus et videns eam, dixit: Confíde, fília, fides tua te salvam fecit. Et salva facta est múlier ex illa hora. Et cum venísset Iesus in domum príncipis, et vidísset tibícines et turbam tumultuántem, dicebat: Recédite: non est enim mórtua puélla, sed dormit. Et deridébant eum. Et cum eiécta esset turba, intrávit et ténuit manum eius. Et surréxit puélla. Et éxiit fama hæc in univérsam terram illam.

Seguito del S. Vangelo secondo Matteo 9, 18-26.

In quel tempo, mentre Gesù parlava alle folle, ecco che uno dei capi gli si accostò e lo supplicò dicendo: "Signore, mia figlia è appena morta, ma vieni, imponi la tua mano su di lei, e vivrà". Gesù, alzatosi, gli andò dietro con i suoi discepoli. Quand’ecco una donna, che da dodici anni pativa una perdita di sangue, gli si accostò da dietro, e toccò il lembo della sua veste. Diceva infatti tra sé: "Mi basterà toccare la sua veste e io sarò guarita". E Gesù, voltatosi e fissandola, le disse: "Confida, o figlia, la tua fede ti ha salvata". E da quell'ora la donna fu salva. Giunto che fu alla casa del capo, vedendo dei suonatori e una folla di gente rumoreggiante, disse: "Ritiratevi, poiché la fanciulla non è morta, ma dorme". E lo deridevano. Ma dopo che la gente fu fatta sgombrare, Egli entrò, prese la giovane per mano ed ella si alzò. E la fama di ciò si diffuse per tutto quel paese.

Il brano di vangelo di questa domenica ci mostra due miracoli che, in verità, sono intrecciati l'uno con l'altro, quasi a formare un solo grande miracolo. Da una parte, infatti, vediamo il Signore Gesù che si reca a casa di Giairo, capo della sinagoga di Cafarnao, per guarire la figlia morta; dall'altra vediamo una donna emorroissa che, mossa da una grande fiducia, desidera toccare il lembo del mantello di Cristo per guarire.

Sono due esempi di grande fede nel Dio di Israele che in Cristo trova la propria massima rivelazione. Da buon conoscitore delle Scritture, Giairo aveva capito che Gesù era il Messia promesso ai profeti e ai patriarchi, e crede fermamente nel suo carisma sacerdotale. Infatti la richiesta che Giairo esprime è molto particolare e precisa, tipica dei sacerdoti: "imponi la tua mano su di lei, e vivrà". Il gesto dell'imposizione delle mani ricorre in tutta la Scrittura come segno sacerdotale. Nel libro dei Numeri, Dio ordina a Mosè di imporre le mani su Giosuè di fronte al sacerdote Eleazaro per consacrarlo (cfr. Nm 27, 18ss); nel libro del Deuteronomio, poi, leggiamo che "Giosuè, figlio di Nun, era pieno dello spirito di saggezza, perché Mosè aveva imposto le mani su di lui" (Dt 34,9). Nel Nuovo Testamento, san Paolo raccomanda a Timoteo: "Non dimenticare il dono che è in te e che ti è stato conferito, mediante una parola profetica, con l'imposizione delle mani da parte dei presbiteri" (1Tm 4, 14).

La fede dell'emorroissa è propria di una persona che non ha la stessa formazione e cultura di Giairo, eppure è altrettanto solida e gradita agli occhi di Dio. Questo brano è interessante anche perché serve a confutare biblicamente le accuse che provengono dal mondo protestante e restaurazionista contro i cattolici secondo le quali il culto delle reliquie dei santi sarebbe superstizione o idolatria. Qui leggiamo chiaramente che la donna malata desidera toccare il mantello di Cristo e ripone in questo gesto la propria speranza di guarigione. Questo deve essere lo stesso spirito che spinge i cattolici a venerare le reliquie dei santi.

Per la precisione, la donna emorroissa desiderava toccare uno dei quattro fiocchi che Gesù, come ogni buon ebreo osservante, portava alle estremità del proprio mantello. Si tratta di uno dei precetti che troviamo nella Scrittura: "Metterai fiocchi alle quattro estremità del mantello con cui ti copri" (Dt 22,12). Anche in Numeri si legge questo precetto: "Parla agli Israeliti e ordina loro che si facciano, di generazione in generazione, fiocchi agli angoli delle loro vesti e che mettano al fiocco di ogni angolo un cordone di porpora viola" (Nm 15,38). I quattro fiocchi rappresentano la perfezione dell'uomo, perché quattro sono le virtù cardinali da esercitare: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. 

L'esercizio delle virtù predispone alla santità. Dunque, per quella donna, toccare uno dei fiocchi del mantello di Gesù significava toccare in qualche misura la santità stessa di Cristo, fonte per l'uomo di ogni guarigione fisica e spirituale. Ecco allora che possiamo capire perché i due miracoli sono intrecciati come a formarne uno solo: la fede nella grazia che procede dalla vita sacerdotale di Cristo, cioè dalle sue virtù soprannaturali, non può essere separata dalla fede nella grazia che procede dalla pratica delle virtù naturali. Le une e le altre vanno insieme per giungere alla santità.

Gaetano Masciullo

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