sabato 11 novembre 2023

Lasciate che grano e zizzania crescano insieme

Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthǽum 13, 24-30.

In illo témpore: Dixit Iesus turbis parábolam hanc: Símile factum est regnum cœlórum hómini, qui seminávit bonum semen in agro suo. Cum autem dormírent hómines, venit inimícus eius, et superseminávit zizánia in médio trítici, et ábiit. Cum autem crevísset herba et fructum fecísset, tunc apparuérunt et zizánia. Accedéntes autem servi patrisfamílias, dixérunt ei: Dómine, nonne bonum semen seminásti in agro tuo? Unde ergo habet zizánia? Et ait illis: Inimícus homo hoc fecit. Servi autem dixérunt ei: Vis, imus, et collígimus ea? Et ait: Non: ne forte colligéntes zizánia eradicétis simul cum eis et tríticum. Sínite utráque créscere usque ad messem, et in témpore messis dicam messóribus: Collígite primum zizánia, et alligáte ea in fascículos ad comburéndum, tríticum autem congregáte in hórreum meum.

Seguito del S. Vangelo secondo Matteo 13, 24-30.

In quel tempo, Gesù disse alle turbe questa parabola: "Il Regno dei Cieli è simile a un uomo che seminò buon seme nel suo campo. Ma nel tempo che gli uomini dormivano, il suo nemico andò e seminò della zizzania in mezzo al grano, e partì. Cresciuta poi l’erba, e venuta a frutto, comparve anche la zizzania. E i servi del padre di famiglia, accostatisi, gli dissero: Signore, non hai seminato buon seme nel tuo campo? Da dove dunque è venuta la zizzania? Ed egli rispose loro: Qualche nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi che andiamo a coglierla? Ed egli rispose: No, perché cogliendo la zizzania non strappiate con essa anche il grano. Lasciate che l’uno e l’altra crescano sino alla messe, e al tempo della messe dirò ai mietitori: Strappate per prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla, e il grano raccoglietelo nel mio granaio".

Il Regno dei Cieli - dice Gesù - è simile al seminatore, non al campo. Il seminatore è Cristo, il campo è il mondo, il buon seme è la Parola di Dio. Il mondo appartiene a Cristo, come il campo al seminatore, ma a causa del "sonno degli operai", cioè del peccato che intorpidisce lo spirito, ecco che il nemico - cioè satana e i suoi demoni - può avere libero accesso nella proprietà di Cristo, e spargere zizzania.

Interessante notare che la zizzania e il grano sono due piante molto simili tra loro. Il male che satana compie e infonde nel cuore dell'uomo, spesso e volentieri, non è un male evidente ed esagerato, ma un male sottile, ambiguo, subdolo, che sa travestirsi di bene: "Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci" (Mt 7, 15).

Molto spesso può essere difficile fare un sano discernimento, per il quale è dunque necessario un buon cammino sulla via della santità, e da qui proviene il monito dell'apostolo Giovanni: "Carissimi, non credete ad ogni spirito, ma provate gli spiriti per sapere se sono da Dio, perché molti falsi profeti sono usciti fuori nel mondo" (1Gv 4, 1).

Interessante notare come gli operai, che sono in una certa misura responsabili della crescita della zizzania nel campo del padrone, a causa della loro negligenza, si lamentano con il padrone e quasi sembrano pretendere da lui ragione di questo incidente: "Non hai seminato buon seme nel tuo campo? - gli chiedono - Da dove dunque è venuta la zizzania?". E il seminatore, che è Cristo, non rinfaccia la colpa della pigrizia ai suoi servi, ma indica che c'è un nemico da cui bisogna stare in guardia. 

Ed ecco che Cristo, attraverso la figura della parabola, indica ai suoi discepoli e a noi il metodo da utilizzare per affrontare il male, specialmente quello più subdolo, nella Chiesa e nel mondo: "Lasciate che l’uno e l’altra crescano sino alla messe, e al tempo della messe dirò ai mietitori: Strappate per prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla, e il grano raccoglietelo nel mio granaio".

Quando il grano e la zizzania sono ancora poco più che germogli, essi non si distinguono l'uno dall'altro. Essi sono talmente simili che un operaio che intenda rimuovere la sola zizzania finirebbe inevitabilmente per strappare via tanti germogli di grano buono. Allo stesso modo, un sacerdote o un vescovo zelante troppo frettoloso di rimuovere il male dal gregge affidatogli, oppure un padre troppo ansioso di correggere gli errori dei propri figli quando ancora sono troppo piccoli, finirebbe per compiere grossolani errori e il bene promesso verrebbe rimosso insieme al presunto male. 

Bisogna pertanto attendere che grano e zizzania siano cresciuti. Quando essi giungono a maturità, le differenze morfologiche tra le due piante sono troppo evidenti e le somiglianze lasciano spazio alle differenze. Così avviene anche nel mondo dello spirito: come un fenomeno spirituale cresce e si diffonde (si pensi alle miriadi di presunte esperienze mistiche e ai tanti veggenti che brulicano nel mondo e nella Chiesa di oggi), così proliferano i suoi effetti. 

Se i frutti di questi fenomeni non sono i frutti dello Spirito di cui ci parla l'apostolo san Paolo - "carità, gioia, pace, pazienza, benignità, bontà, longanimità, mansuetudine, fede, modestia, continenza, castità" (Gal 5, 22-23) -, bensì i suoi opposti, allora siamo pur certi che ci troviamo di fronte a zizzania. E l'esito di queste opere è tremendamente indicato dal Signore: il fuoco eterno, cioè l'inferno, dove si è "legati in fastelli", perché nella dannazione eterna ogni bene e ogni libertà è rimossa, mentre nella gioia eterna del "granaio celeste", al contrario, la libertà del bene e della verità è esaltato al suo massimo grado.

Gaetano Masciullo

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