sabato 7 ottobre 2023

Le nozze mistiche di Cristo con la Chiesa


Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthǽum 22, 1-14.

In illo témpore: Loquebátur Iesus princípibus sacerdótum et pharisǽis in parábolis, dicens: Símile factum est regnum cœlórum hómini regi, qui fecit núptias fílio suo. Et misit servos suos vocáre invitátos ad nuptias, et nolébant veníre. Iterum misit álios servos, dicens: Dícite invitátis: Ecce, prándium meum parávi, tauri mei et altília occísa sunt, et ómnia paráta: veníte ad núptias. Illi autem neglexérunt: et abiérunt, álius in villam suam, álius vero ad negotiatiónem suam: réliqui vero tenuérunt servos eius, et contuméliis afféctos occidérunt. Rex autem cum audísset, iratus est: et, missis exercítibus suis, pérdidit homicídas illos et civitátem illórum succéndit. Tunc ait servis suis: Núptiæ quidem parátæ sunt, sed, qui invitáti erant, non fuérunt digni. Ite ergo ad exitus viárum et, quoscúmque invenéritis, vocáte ad núptias. Et egréssi servi eius in vias, congregavérunt omnes, quos invenérunt, malos et bonos: et implétæ sunt núptiæ discumbéntium. Intrávit autem rex, ut vidéret discumbéntes, et vidit ibi hóminem non vestítum veste nuptiáli. Et ait illi: Amíce, quómodo huc intrásti non habens vestem nuptiálem? At ille obmútuit. Tunc dixit rex minístris: Ligátis mánibus et pédibus eius, míttite eum in ténebras exterióres: ibi erit fletus et stridor déntium. Multi enim sunt vocáti, pauci vero elécti.

Seguito del S. Vangelo secondo Matteo 22, 1-14.

In quel tempo, Gesù parlava ai principi dei sacerdoti e ai Farisei con parabole, dicendo: "Il regno dei cieli è simile a un re, il quale celebrò le nozze del suo figlio: egli mandò i suoi servitori a chiamare gli invitati alle nozze; ma questi non volevano andare. Mandò di nuovo altri servitori a dire agli invitati: Il mio pranzo è già pronto: sono stati uccisi i miei tori e gli animali grassi, e tutto è pronto: venite alle nozze. Ma quelli non se ne curarono, e se ne andarono chi alla sua villa, chi al suo negozio. Altri poi, presi i servi di lui, li trattarono a contumelie e li uccisero. Udito ciò, il re si sdegnò: e mandate le sue milizie sterminò quegli omicidi e dette alle fiamme la loro città. Allora disse ai suoi servi: Le nozze sono pronte, ma quelli che erano stati invitati non furono degni. Andate, dunque, agli angoli delle strade e quanti incontrerete chiamateli alle nozze. E andati i servi di lui per le strade, radunarono quanti trovarono, buoni e cattivi, sì che la sala del banchetto fu piena di convitati. Entrato il re per vedere i convitati, vide un uomo che non era in abito da nozze. E gli disse: Amico, come sei entrato qua, non avendo la veste nuziale? Ma quegli ammutolì. Allora il re disse ai suoi ministri: Legatelo mani e piedi, e gettatelo nelle tenebre all'esterno: lì sarà pianto e stridore di denti. Poiché molti sono i chiamati, e pochi gli eletti".

Nella parabola di oggi, il Signore ci invita a riflettere sulla missione salvifica universale della Chiesa. Quando il Signore Gesù parla nel vangelo di Regno dei Cieli fa riferimento a una duplice dimensione: a se stesso e alla Chiesa. Cristo e la Chiesa, infatti, non sono due realtà distinte, ma profondamente unite, quasi una cosa sola: non a caso, si dice che la Chiesa è il Corpo mistico di Cristo. Forse che noi non percepiamo un'identità con il nostro stesso corpo?

Come Cristo, anche la Chiesa gode di una duplice natura: veramente umana e veramente divina. L'unione mistica di Dio con la comunità di coloro che amano e vivono secondo la sua Legge e che sono salvati dalla Fede in lui è rappresentata nella Scrittura dall'immagine delle nozze, immagine che ritroviamo anche in questa parabola: il re - cioè Dio Padre - organizza le nozze per il proprio figlio, cioè dall'eternità prepara il disegno di unire misticamente Dio e la Chiesa per mezzo del Figlio suo Gesù. 

Questo re, sin dalla fondazione del mondo, ha inviato i propri servi agli uomini per prepararli a questa grande verità. Questi servi sono i profeti. In particolare, il re celeste ha nutrito cura amorevole verso gli israeliti, i discendenti secondo la carne di Abramo, Isacco e Giacobbe, in virtù della giustizia di questi patriarchi che hanno saputo conservare la Fede nell'unico Dio tra mille prove e tribolazioni, e questa perseveranza fu tributata loro come giustizia. 

Ma i profeti sono stati maltrattati dai discendenti di Giacobbe, e il Signore ci mostra nella parabola un duplice maltrattamento che rischiamo di mettere in pratica anche noi cattolici oggi, ed entrambi i tipi di maltrattamento sono ripudiati dal Signore. Il primo tipo è quello dell'indifferenza, mentre il secondo è quello dell'odio che porta fino alla calunnia e, nei casi estremi, all'omicidio. Dio si mostra come giusto giudice verso coloro che si sono mostrati ingrati nei confronti del suo piano di salvezza, e si mostra come salvatore misericordioso verso coloro che muoiono per la sua Parola di salvezza.

Ecco dunque che il piano di salvezza del Signore, che trova incarnazione più alta e feconda nella Chiesa, non si estende più limitatamente a questo o a quel popolo, ma a tutti gli uomini di buona volontà. Il Signore dice: "a buoni e cattivi", cioè non solo ai pagani, ma anche gli stessi israeliti che hanno maltrattato i profeti sono chiamati alla conversione all'unica vera Fede, perché - come ricorda san Paolo - i doni di Dio sono irrevocabili. 

L'ultima parte della parabola merita qualche riflessione in più. Il Signore Gesù ci dice che il re, giunto nella sala durante le nozze, che rappresentano la vita eterna, scorge un uomo che non indossa l'abito nuziale e, per questa mancanza, viene gettato nelle tenebre "dove sarà pianto e stridore di denti", cioè nell'inferno. L'abito nuziale rappresenta il carattere del Battesimo, che viene applicato su di noi sacramentalmente e che ci rende figli adottivi di Dio, coeredi di Cristo, meritevoli di nuovo del Paradiso. Non è possibile essere salvati senza questo sacramento grande.

Gaetano Masciullo

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