Nel calendario tradizionale, il 6 agosto si commemora la Trasfigurazione di Nostro Signore sul monte Tabor alla presenza degli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni. Questo avvenimento prodigioso fu conveniente per dimostrare alla Chiesa, che sarebbe nata dopo la Pentecoste, anzitutto che Gesù non è stato un semplice uomo, un semplice profeta di Dio, ma il Figlio di Dio incarnato e, in quanto Figlio, della stessa sostanza del Padre, cioè Dio egli stesso. Da notare che sono passati sette mesi esatti dall'Epifania, l'altra circostanza in cui Cristo ha manifestato - quella volta a tre Magi, a tre uomini pagani - la propria divinità.
Ciò che infatti gli apostoli videro è un uomo trasfigurato, cioè con una sembianza nuova, gloriosa: il volto splendente come il sole ci ricorda la sua natura divina e la sua natura di giustizia: "l'oriente ci ha visitati dall'alto" (Lc 1, 78), dice la Scrittura, e anche altrove: "allora spunterà il Sole di giustizia, sotto le ali del quale sta la salvezza, e voi saltellerete come vitelli di armento" (Mal 3, 20); le vesti candide come la neve ci ricordano che la gloria e la santità della Chiesa risiede nelle sue membra, perché nella Scrittura il corpo mistico di Cristo è la Chiesa e ciò che riveste questo Corpo sono proprio i santi: "vestiti a festa, o Gerusalemme, città del Santo; perché il non circonciso e l'impuro non ti attraverseranno più" (Is 52, 1).
La convenienza della Trasfigurazione è bene insegnata dalla Chiesa nella preghiera liturgica precedente alle letture: "O Dio, [...] nella gloriosa Trasfigurazione del tuo Unigenito confermasti con la testimonianza dei patriarchi i misteri della fede, e con la voce uscita dalla nube luminosa proclamasti mirabilmente la perfetta adozione dei figli". C'è dunque questo doppio fine della Trasfigurazione che ci manifesta la sua convenienza. Da un lato servì a confermare che Gesù è il Cristo, cioè il Messia, il Re-Sacerdote promesso da Dio all'umanità sin dalla caduta originale, l'unico in grado di salvare gli uomini da una colpa così amara e dai suoi effetti così devastanti. E per dimostrare che Gesù era proprio il Cristo, era necessaria la testimonianza di coloro che Dio aveva utilizzato come canali per annunciare al popolo dell'Antica Alleanza le sue promesse, e in particolare Mosè ed Elia. Ecco perché questi si fanno presenti, al fianco di Gesù sul Tabor, dinanzi agli apostoli, per comprovare quelle antiche profezie.
Ma la Trasfigurazione insegnò agli apostoli anche che, in virtù di Cristo, tutti i battezzati sarebbero stati figli di Dio come Gesù, sebbene per adozione e non per natura come lo è Lui. Lo si vede dalle parole che il Padre che proferisce dalla nube luminosa, cioè dallo Spirito Santo: "Questo è il mio Figlio diletto, nel quale ho riposto la mia compiacenza: ascoltatelo". In quel comandamento divino - ascoltatelo - soggiace la promessa di adozione, che ci renderà un giorno simili a Cristo nella gloria.
La Trasfigurazione è evidentemente anche una manifestazione trinitaria: in un solo evento sono presenti il Figlio trasfigurato, il Padre che parla, lo Spirito Santo sottoforma di nube luminosa. Interessante anche notare che Gesù non decide di trasfigurarsi, cioè di manifestare in maniera eclatante la propria natura divina, a tutti i Dodici apostoli, ma solo a tre di essi: Pietro, Giacomo e Giovanni. In effetti, un solo testimone sarebbe stato di difficile credibilità, anche due testimoni avrebbero potuto mettersi d'accordo, ma tre testimoni che riferiscono gli stessi avvenimenti con la stessa precisione sono ritenuti di degna fede: "Un solo testimone non sarà sufficiente contro nessuno, qualunque ne sia il peccato o il delitto; ma tutto sarà stabilito sulla parola di due o tre testimoni" (Dt 19, 15).
Ma la scelta di Gesù di chiamare questi tre apostoli è significativa anche dal punto di vista simbolico. Questi tre apostoli infatti rappresentano in questa circostanza le tre virtù teologali che sono necessarie per raggiungere e partecipare della gloria di Cristo. San Pietro rappresenta la Fede: "Beato te, o Simone, figlio di Giona, perchè non la carne nè il sangue te l'ha rivelato; ma il Padre mio che è nei cieli" (Mt 16, 16); san Giacomo, figlio di Zebedeo, rappresenta la Speranza, perché sarà il primo apostolo a versare il proprio sangue per amore del vangelo; san Giovanni, infine, rappresenta la Carità: "ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è che ti tradisce?»" (Gv 13, 25).
Gaetano Masciullo
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