sabato 29 luglio 2023

Gesù piange sulla Chiesa dei mercanti

Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam 19, 41-47

In illo témpore: Cum appropinquáret Iesus Ierúsalem, videns civitátem, flevit super illam, dicens: Quia si cognovísses et tu, et quidem in hac die tua, quæ ad pacem tibi, nunc autem abscóndita sunt ab óculis tuis. Quia vénient dies in te: et circúmdabunt te inimíci tui vallo, et circúmdabunt te: et coangustábunt te úndique: et ad terram prostérnent te, et fílios tuos, qui in te sunt, et non relínquent in te lápidem super lápidem: eo quod non cognóveris tempus visitatiónis tuæ. Et ingréssus in templum, cœpit eiícere vendéntes in illo et eméntes, dicens illis: Scriptum est: Quia domus mea domus oratiónis est. Vos autem fecístis illam speluncam latrónum. Et erat docens cotídie in templo.

Séguito +︎ del S. Vangelo secondo Luca 19, 41-47

In quel tempo, essendo Gesù giunto vicino a Gerusalemme, scorgendo la città, pianse su di essa, dicendo: "Se in questo giorno avessi conosciuto anche tu quello che occorreva per la tua pace! Ma tutto ciò è ormai nascosto ai tuoi occhi. Perciò per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno con trincee, ti assedieranno e ti angustieranno da ogni parte; e getteranno a terra te e i tuoi figli che abitano in te, e non lasceranno in te pietra su pietra, poiché non hai conosciuto il tempo in cui sei stata visitata". Entrato poi nel tempio, cominciò a cacciare quanti lì dentro vendevano e compravano, dicendo loro: "Sta scritto: La mia casa è casa di preghiera. Voi invece ne avete fatta una spelonca di ladri". E ogni giorno insegnava nel tempio.

Tradizionalmente, nella Chiesa d'Occidente, la IX Domenica dopo la Pentecoste è anche detta Domenica dei guai di Gerusalemme. Infatti, nel brano di vangelo proclamato quest'oggi, leggiamo di Gesù - secondo quanto riporta l'evangelista Luca - che piange sulla Città Santa e annuncia i castighi che si sarebbero abbattuti su di essa. Si tratta di una profezia che, dal punto di vista meramente storico, si è realizzata con l'assedio di Gerusalemme avvenuto nel 70 d.C. per opera dei romani di Tito, ufficialmente per soffocare una rivolta molto bene organizzata degli zeloti, e che causò la distruzione del Tempio e la deportazione di tantissimi oggetti sacri che erano custoditi nel suo sancta sanctorum.

Storicamente il popolo di Israele ha rifiutato di riconoscere Gesù come il Messia, il Cristo promesso da Dio, non solo ai figli di Abramo, ma a tutta l'umanità, se è vero che il Messia è promesso fin dai primissimi momenti successivi al peccato originale, moltissimi secoli prima dunque della nascita dello stesso Abramo. Israele, il popolo dell'Antica Alleanza, è stato disperso per la sua invidia e per la sua cecità, per la sua superbia, e la Fede che salva è stata offerta a tutti gli uomini di buona volontà, a prescindere dalla propria razza - "Non c'è più giudeo nè greco" (Galati 3, 28) - e la Chiesa, della quale Israele era prefigurazione, è stata destinata ad abbracciare il globo intero, come predisse san Paolo a Roma: 

"Bene lo Spirito Santo ha parlato per mezzo del profeta ai padri nostri, dicendo: va a questo popolo e di' loro: Con le orecchie ascolterete, e non intenderete, e con gli occhi vedrete e non distinguerete, poiché il cuore di questo popolo è divenuto insensibile; sono duri d'orecchi ed hanno chiuso i loro occhi, affinché non avvenga che vedano con gli occhi e sentano con gli orecchi e con il cuore intendano e si convertano, ed io li sani. Vi sia dunque noto che questa salvezza di Dio è stata inviata ai Gentili, ed essi l'ascolteranno".

C'è certamente anche un significato spirituale che dobbiamo leggere in questo lamento di Nostro Signore su Gerusalemme, considerando che Gerusalemme rappresenta misticamente la Chiesa, cioè la Città di Dio. Tante volte, nel corso della storia, la Chiesa sembra avere tradito il proprio mandato ricevuto da Cristo, quello cioè di annunciare il vangelo e di battezzare. Certo, il Signore è lento all'ira, ma castiga nel momento più propizio, e questo sia per un aspetto di giustizia sia di un aspetto di misericordia. 

La giustizia e la misericordia, infatti, si distinguono tra loro solo per un aspetto formale: la giustizia dà a ciascuno secondo ciò che si merita, nel bene o nel male, mentre la misericordia dà a ciascuno secondo ciò di cui si abbisogna. Queste due virtù, che in noi possono agire in maniera indipendente l'una dall'altra, in Dio sono sempre intimamente unite, così che Dio non agisce mai da Dio giusto indipendentemente dal Dio misericordioso, e viceversa. Ogni castigo, cioè ogni male che Dio invia - e si badi bene: Dio non invia mai mali morali, che sono gli unici veri mali, bensì Dio invia mali fisici o spirituali, che sono mali solo relativamente a chi li riceve, non per il fine ultimo, che per Dio è sempre un bene -, arriva perché l'uomo lo ha meritato a causa della sua cattiva condotta, ma arriva anche perché ne ha bisogno, perché l'uomo, ferito dal peccato originale, non sa davvero comprendere cosa è bene e cosa è male finché non ne fa esperienza fino in fondo.

Questo è il grande inganno del diavolo: egli ci ha promesso di assaggiare l'albero della conoscenza del bene e del male, ma in realtà l'uomo, dopo aver gustato di quel frutto perverso, è diventato incapace di conoscere, di comprendere fino in fondo cos'è il bene e cos'è il male senza farne prima un'esperienza diretta. Questo non vuol dire che l'uomo abbia bisogno dell'esperienza per capire, ma è diventato sicuramente schiavo delle esperienze. Allora la profezia di Cristo della distruzione di Gerusalemme diventa per noi, oggi, allo stesso tempo minaccia di castigo e profezia di misericordia per la Chiesa che rischia di non predicare più il vangelo di Cristo, ma il falso vangelo del mondo.

Non a caso, questa profezia è seguita nel vangelo secondo Luca dallo stesso Signore che entra nel Tempio e scaccia i mercanti. Il Tempio non è fatto per essere frequentato dai mercanti, cioè da coloro che valutano in maniera quantitativa i beni, da coloro che scambiano risorse con altre risorse; il Tempio è invece fatto per i sacerdoti, cioè da coloro che ricevono gratuitamente da Dio un bene sommo - la grazia - e lo distribuiscono con altrettanta gratuità, e offrono a Dio il sacrificio di lode, il sacrificio di comunione, il sacrificio di comunione, cioè offrono interamente e quotidianamente se stessi e l'umanità per diventare santi e graditi a Dio. Guai a quei sacerdoti che frequentano il Tempio, dunque, e agiscono da mercanti, anziché da sacerdoti!

Gaetano Masciullo

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