sabato 12 agosto 2023

Il Signore guarisce la nostra sordità e il nostro mutismo spirituale

Sequéntia sancti Evangélii secúndum Marcum 7, 31-37

In illo témpore: Exiens Iesus de fínibus Tyri, venit per Sidónem ad mare Galilǽæ, inter médios fines Decapóleos. Et addúcunt ei surdum et mutum, et deprecabántur eum, ut impónat illi manum. Et apprehéndens eum de turba seórsum, misit dígitos suos in aurículas eius: et éxspuens, tétigit linguam eius: et suspíciens in cœlum, ingémuit, et ait illi: Ephphetha, quod est adaperíre. Et statim apértæ sunt aures eius, et solútum est vínculum linguæ eius, et loquebátur recte. Et præcépit illis, ne cui dícerent. Quanto autem eis præcipiébat, tanto magis plus prædicábant: et eo ámplius admirabántur, dicéntes: Bene ómnia fecit: et surdos fecit audíre et mutos loqui.

Seguito del S. Vangelo secondo Marco 7, 31-37

In quel tempo, uscendo dal territorio di Tiro, Gesù venne per Sidone verso il mare di Galilea, attraversando la Decapoli. E gli conducono innanzi un sordo, scongiurandolo affinché gli imponga le mani. Allora, allontanandolo dalla folla, Gesù mise le sue dita nelle orecchie del sordo, con la saliva gli toccò la lingua e, guardando verso il cielo, sospirò dicendo: "Effeta! cioè: apriti". Subito le sue orecchie si aprirono, si sciolse il nodo della lingua e parlò rettamente. E Gesù comandò loro di non parlarne ad alcuno. Ma quanto più egli raccomandava il silenzio, tanto più quelli predicavano e lo esalvatano dicendo: "Ha fatto bene ogni cosa: ha fatto udire i sordi e parlare i muti".

Secondo l'insegnamento autorevole dei Padri e dei Dottori della Chiesa, questo sordomuto rappresenta la condizione di tutti gli uomini al di fuori di Israele, il popolo eletto. Non è un caso infatti che a parlare di questo miracolo sia Marco, discepolo di san Pietro, che destinò il proprio vangelo anzitutto ai pagani che si erano convertiti alla vera Fede, e in particolare ai credenti di Roma. 

Il vangelo parla di un sordo, ma il termine greco utilizzato dall'evangelista, nonché il gesto di Gesù di toccare sia le orecchie sia la lingua, ci dimostrano che in realtà si trattava di un sordomuto. Questi due difetti - quello della sordità e quello del mutismo - ci ricordano misticamente quale sia la condizione dell'uomo che non conosce il vangelo: proprio come un sordo, è incapace di ascoltare la voce di Dio o, se la ascolta, spesso non sa riconoscerla; proprio come un muto, è incapace di parlare, di lodare il Signore, ma anche di pregare per chiedere ciò che è buono e conveniente per sè e per i propri cari.

Da notare che, nella Scrittura, il mutismo è una condizione che ben si differenzia dalla virtù del silenzio, una virtù necessaria per potere esercitare l'umiltà: si pensi a san Benedetto da Norcia che poneva nella propria Regola la pratica del silenzio come uno dei gradini della scala santa che conduce all'umiltà perfetta. L'uomo silenzioso perché umile sa quando è conveniente parlare, e sa quando evitare parole di troppo, ma l'uomo "spiritualmente muto" usa il silenzio in maniera disordinata, cioè è pigro anche nella parola, e quando è chiamato a testimoniare, a correggere, ad ammonire, a consolare, a insegnare, è piuttosto portato a rimanere per i fatti suoi. Questo atteggiamento, spesso dettato dalla noia o dalla stanchezza, è però peccaminoso, e rischia di concretizzarsi in un peccato di omissione: non bisogna dimenticare, infatti, che molti atti di misericordia spirituali sono atti di parola: istruire gli ignoranti, consolare i dubbiosi, ammonire i peccatori. 

La prima cosa che Gesù fa è quello di separare il sordomuto dalla folla. Fuori di simbolo, affinché il Signore possa rigenerare l'uomo a vita nuova, è necessario che quello stesso uomo rinunci alle passioni mutevoli e alle idee false del mondo, che sono ciò che lo hanno reso spiritualmente in quella analoga condizione. In questo modo, da buon Medico divino, Cristo rimuove dall'anima dell'uomo le cause della sua malattia. Gesù quindi tocca le orecchie e la lingua del sordomuto con la propria saliva. Si tratta di un gesto forte: la lingua del sordomuto è secca, incapace di muoversi, di articolare parole di sapienza, mentre la lingua di Gesù è sana, e dalla bocca del Signore esce sapienza. L'atto di bagnare la lingua del muto con la propria saliva rappresenta l'atto divino di trasmettere la Sapienza - che è Cristo stesso - all'uomo di buona volontà. Ecco perché l'evangelista precisa che il sordo non iniziò a parlare fluentemente, ma "rettamente", cioè secondo verità.

Gaetano Masciullo


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