Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam 1, 26-28.
In illo témpore: Missus est Angelus Gábriël a Deo in civitátem Galilææ, cui nomen Názareth, ad Vírginem desponsátam viro, cui nomen erat Ioseph, de domo David, et nomen Vírginis María. Et ingréssus Angelus ad eam, dixit: Ave, grátia plena; Dóminus tecum: benedícta tu in muliéribus.
Seguito del S. Vangelo secondo Luca 1, 26-28.
In quel tempo, fu mandato da Dio l’angelo Gabriele in una città della Galilea chiamata Nazaret, a una Vergine sposata a un uomo della casa di David, di nome Giuseppe, e la Vergine si chiamava Maria. Ed entrato da lei, l’angelo disse: "Ave, piena di grazia: il Signore è con te. Benedetta tu fra le donne".
Nel 1854, con la costituzione apostolica Ineffabilis Deus, il papa Pio IX proclamò solennemente il dogma dell’Immacolata Concezione, dichiarando infallibilmente che: “Maria, nel primo istante del suo concepimento, per singolare grazia di Dio, in previsione dei meriti di Gesù Cristo, fu preservata immune da ogni macchia di peccato originale”. Questa verità di fede dogmatica, sebbene definita solennemente e infallibilmente soltanto in quell’anno, era già radicata nella Tradizione cristiana fin dai primi secoli, anche se nel tempo rischiò di essere oscurata da dottrine eterodosse. Ad esempio, gli scismatici orientali rigettarono tale verità alla fine del primo millennio, aderendo al semi-pelagianesimo, un’eresia condannata dalla Chiesa nel II Concilio di Orange nel 529.
Questo dogma importantissimo (uno dei quattro fondamentali dogmi mariani, insieme alla Maternità Divina, la Verginità Perpetua e l'Assunzione) ci insegna che Maria, unica tra tutti gli esseri umani, fu concepita senza peccato originale, il che spiega il titolo di “Immacolata”, che significa “senza macchia”. Inoltre, Maria non subì i cinque effetti del peccato originale: la corruzione fisica, la debolezza della volontà, l'oscurità dell’intelletto, la concupiscenza violenta e la morte alla grazia divina. Nel corso della sua vita, nonostante le tentazioni, Maria non contrasse mai alcun peccato personale, accumulando così meriti straordinari agli occhi di Dio. Per questo, Maria è la più alta espressione di santità, superiore perfino agli angeli, al punto che alcuni teologi la definiscono “onnipotente per grazia”.
Alcuni teologi modernisti hanno criticato il dogma dell’Immacolata, sostenendo che fosse estraneo al pensiero di diversi Dottori medievali, inclusi grandi figure come san Tommaso d’Aquino (cosa falsa, per inciso). Tuttavia, tale critica non regge all’esame storico. Già nel 1483, papa Sisto IV, con la bolla Grave nimis (4 settembre 1483, Denz. 1425-1426), condannò i teologi che negavano questa dottrina, mostrando che l’idea dell’Immacolata era parte integrante della fede cattolica ben prima di Pio IX. In questo testo si legge: "Anche se la santa Chiesa romana celebra pubblicamente in modo solenne la festa della concezione dell'incontaminata e sempre Vergine Maria, ed ha predisposto a questo riguardo un ufficio speciale e proprio, alcuni predicatori di diversi ordini (...) non si sono vergognati di affermare [il contrario]. (...) Noi dunque, (...) di Nostra propria volontà, (...) in forza dell'autorità apostolica, (...) [li] condanniamo come fals[i] ed errone[i] e del tutto estrane[i] alla verità (...). [Essi] incorrono nel delitto di eresia o in peccato mortale".
Anche papa Alessandro VII: "è certamente antica la pietà dei fedeli verso la Beatissima Madre Vergine Maria, i quali ritengono che la sua anima, fin dal primo istante della sua creazione e della sua infusione nel corpo, per una speciale grazia e privilegio di Dio, in vista dei meriti di Gesù Cristo, suo figlio e redentore del genere umano, fu preservata immune da ogni macchia di peccato originale; e in questo senso celebrano solennemente la festa della sua concezione" (Cost. Sollicitudo omnium Ecclesiarum, 8 dicembre 1661, Denz. 2015).
Anche il Concilio di Trento, promulgando il Decreto sul peccato originale, scrive che "questo santo sinodo dichiara che non è sua intenzione comprendere (...) la beata e immacolata Vergine Maria, madre di Dio" (Paolo III, Concilio di Trento, sess. V, Decr. de peccato originali, n. 6, Denz. 1516.).
Per questa e altre ragioni, Papa Pio IX, all'interno del suo autorevole e già citato documento, ribadisce che il dogma dell'Immacolata Concezione di Maria Santissima appartiene alla Tradizione apostolica; il suo culto è sempre stato favorito dai papi del passato; i papi del passato hanno proibito la dottrina contraria; la dottrina è presente nella Sacra Scrittura e nella Patristica, sia orientale sia occidentale.
Dio, dunque, prevedendo la possibile caduta dell'umanità a causa del peccato di Adamo, predestinò Maria come madre di Gesù Cristo per la redenzione del genere umano. Per questo, la ricolmò di grazia in modo singolare, preservandola da ogni macchia di peccato originale. Questa immacolatezza era necessaria affinché la Madre di Dio fosse degna del suo ruolo nell'Incarnazione. Infatti, come poteva il Figlio (immacolato) essere concepito e crescere in un grembo macchiato dal peccato, sapendo che nell'utero la materia della madre e del figlio si scambiano e l'uno prende dall'altra ciò che gli serve per crescere e per nutrirsi? Per esempio, gli ormoni della mamma penetrano nel feto, tanto che il bambino inizia a provare sentimenti simili a quelli materni. Ma Cristo non poteva subire, provare e formarsi con le emozioni violente di chi è ferito dal peccato originale. Durante la gravidanza, il feto e la madre condividono una relazione biologica profonda, caratterizzata dallo scambio di sostanze - nutrienti, ormoni e anticorpi - attraverso la placenta. Gli studi dimostrano che il feto non è solo passivo, ma interagisce con la madre in modo bidirezionale. Persino piccoli frammenti di cellule e DNA si trasferiscono bidirezionalmente tra madre e figlio. Questo significa che la madre ospita cellule fetali anche dopo la nascita e viceversa.
Quindi, anche per ragioni biologiche, e non solo teologiche, Maria doveva essere - per Cristo, con Cristo e in Cristo - esente dal peccato originale.
I Padri della Chiesa hanno interpretato le Scritture, in particolare Genesi 3,15, come una prefigurazione dell'Immacolata Concezione di Maria e della sua vittoria sul peccato. Paragonando Maria all'Arca di Noè, alla scala di Giacobbe, al roveto ardente, e ad altri simboli biblici, hanno celebrato la sua purezza e santità. Per di più, l'angelo Gabriele chiamò Maria "piena di grazia" (Lc 1, 28). I Padri della Chiesa hanno interpretato questo saluto come prova della pienezza di grazia in Maria fin dal primo istante della sua concezione. I Padri hanno spesso anche paragonato Maria ad Eva, sottolineando come Maria, a differenza di Eva che cedette al peccato, abbia sempre perseverato nella grazia, schiacciando la testa del serpente con il suo piede immacolato.
Il dogma dell’Immacolata Concezione proclamato da Pio IX nel 1854 rispondeva anche a esigenze teologiche e pastorali cruciali per il tempo (e ancora oggi) e per la salvaguardia della fede cattolica. Nel XIX secolo, alcune correnti teologiche, anticipate dai modernisti, tendevano a minimizzare o negare il peccato originale, avvicinandosi pericolosamente all’eresia pelagiana. Questa negazione minava le fondamenta della dottrina della Redenzione, insegnando implicitamente che l’uomo poteva salvarsi da solo, senza il necessario intervento della grazia divina. Il dogma dell’Immacolata Concezione si pone come baluardo contro queste derive, riaffermando il ruolo centrale della Croce di Cristo nella salvezza.
Maria stessa, pur concepita senza peccato originale, fu resa immacolata non per un proprio merito, ma “per singolare grazia di Dio” in virtù della Passione e Morte redentrice di Cristo. Questo sottolinea che ogni salvezza deriva unicamente dal sacrificio di Gesù e che persino la preservazione di Maria dal peccato originale è un dono che guarda alla Croce, come se il frutto della Redenzione fosse stato applicato anticipatamente a lei.
Il dogma proclamato da Pio IX trovò una straordinaria conferma nel 1858, quando la Madonna apparve a Bernadette Soubirous a Lourdes, presentandosi con le parole: “Io sono l’Immacolata Concezione”. Questo evento soprannaturale non solo avvalorò la proclamazione dogmatica, ma contribuì a radicare profondamente questa verità nel cuore dei fedeli, mostrando il ruolo privilegiato di Maria nel piano salvifico di Dio.
Lourdes divenne così il luogo dove si manifestava la misericordia divina attraverso Maria, immacolata per grazia, e divenne uno strumento potente di evangelizzazione contro gli errori modernisti. Le innumerevoli conversioni e guarigioni legate al santuario testimoniano l’efficacia della grazia divina che opera attraverso la Vergine Maria.
Gaetano Masciullo
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