sabato 20 gennaio 2024

La Rivelazione non sarà più esclusiva di Israele

Sequéntia S. Evangélii secundum Matthaéum 8, 1-13.

In illo témpore: Cum descendísset Iesus de monte, secútae sunt eum turbae multae: et ecce leprósus véniens adorábat eum, dicens: Dómine, si vis potes me mundáre. Et exténdens Iesus manum, tétigit eum, dicens: Volo. Mundáre. Et conféstim mundáta est lepra eius. Et ait illi Iesus: Vide, némini díxeris: sed vade, osténde te sacerdóti, et offer munus, quod praecépit Móyses, in testimónium illis. Cum áutem introísset Caphárnaum, accéssit ad eum centúrio, rogans eum, et dicens: Dómine, puer meus iacet in domo paralyticus, et male torquétur. Et ait illi Iesus: Ego véniam, et curábo eum. Et respóndens centúrio, ait: Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur puer meus. Nam et ego homo sum sub potestáte constitútus, habens sub me mílites et dico huic: Vade, et vadit; et álii: veni, et venit; et servo meo: Fac hoc, et facit. Áudiens autem Iesus, mirátus est, et sequéntibus se dixit: Amen dico vobis, non invéni tantam fidem in Israël. Dico autem vobis, quod multi ab Oriénte et Occidénte vénient, et recúmbent cum Abraham, et Isaac, et Iacob in regno coelórum: fílii autem regni eiiciéntur in ténebras exterióres: ibi erit fletus, et stridor déntium. Et dixit Iesus centurióni: Vade, et sicut credidísti, fiat tibi. Et sanátus est puer in illa hora.

Seguito del S. Vangelo secondo Matteo 8, 1-13.

Quando Gesù fu sceso dal monte, molta folla lo seguiva. Ed ecco venire un lebbroso e prostrarsi a lui dicendo: «Signore, se vuoi, tu puoi purificarmi». E Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii purificato». E subito la sua lebbra scomparve. Poi Gesù gli disse: «Guardati dal dirlo a qualcuno, ma va' a mostrarti al sacerdote e presenta l'offerta prescritta da Mosè, e ciò serva come testimonianza per loro». Entrato in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: «Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente». Gesù gli rispose: «Io verrò e lo curerò». Ma il centurione riprese: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Va', ed egli va; e a un altro: Vieni, ed egli viene; e al mio servo: Fa' questo, ed egli lo fa». All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: «In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande. Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al centurione: «Va', e sia fatto secondo la tua fede». In quell'istante il servo guarì.

Nel vangelo di oggi, si narrano due miracolose guarigioni che, benché apparentemente separate, sono unite da un profondo significato spirituale. La Chiesa le annunzia entrambe nella stessa domenica. Il primo episodio riguarda la completa purificazione di un lebbroso per opera di Gesù. L'evangelista menziona che il lebbroso "adorava" Cristo, suggerendo così che, nonostante la terribile malattia che lo affliggeva, avesse compreso la vera identità di Gesù di Nazareth come il Messia promesso, addirittura l'Incarnazione stessa di Dio. La cultura ebraica riconosce infatti, ancora oggi, che Dio solo merita adorazione.

La preghiera del lebbroso è chiara: "Signore" (notare che egli non chiama Gesù "Rabbì", ma "Adonai", titolo riservato a Dio), "se vuoi, puoi purificarmi". La risposta di Gesù, che agisce come Dio, è immediata: "Lo voglio: sii purificato". La volontà umile e santamente rassegnata del lebbroso ("...se vuoi...") incontra la volontà onnipotente e operante di Dio. La Chiesa interpreta questo evento storico anche simbolicamente: il lebbroso rappresenta l'intero Israele, ferito dal peccato, non solo quello originale, ma soprattutto quello della superbia e dell'invidia, che avevano oscurato la vista dei farisei e degli scribi, impedendogli di riconoscere Gesù come vero Dio.

Tuttavia, Israele desiderava essere guarito da Cristo. Da qui l'ordine di Gesù al lebbroso di mantenere il silenzio, di conservare quell'umiltà che aveva meritato il miracolo - "Guarda di non dirlo ad alcuno" - e di seguire la Legge di Mosè: "Va', mostrati ai sacerdoti e offri quanto prescritto da Mosè, affinché serva loro da testimonianza". Si fa riferimento a quanto stabilito nell'Antico Testamento, in Levitico 14, 1-32, che descrive un elaborato rituale di sacrifici di riparazione da offrire al Signore, sacrifici che devono essere eseguiti esclusivamente dai sacerdoti nel Tempio.

In questo contesto, Gesù ha due obiettivi. Primo, vuole comunicare l'aspetto sacerdotale della redenzione. Infatti, in virtù del suo essere "sacerdote in eterno alla maniera di Melchisedek", Cristo offre il proprio sangue - la propria stessa vita - a Dio Padre, riscattando gli uomini di buona volontà dalla lebbra del peccato originale, e non più con il sangue di tortore e agnelli. In secondo luogo, Gesù vuole comunicare - questa volta ai sacerdoti, cioè alle massime autorità ebraiche - la propria natura divina. I sacerdoti, conoscendo le Scritture, avrebbero dovuto capire dalla testimonianza del lebbroso e dalla prova della guarigione che Gesù era il Messia promesso a Israele, e che egli aveva realmente natura divina. Tuttavia, i Dottori di Israele compresero che Gesù era Dio, ma per invidia rifiutarono di riconoscerlo e adorarlo.

Così, si collega a questo dramma il secondo miracolo, cioè la guarigione del servo paralitico del centurione romano. Se le autorità ebraiche dimostrano di non avere fede nel Dio che si è rivelato ai loro padri, i pagani, a cui Dio non ha dato un testamento, mostrano una fede più meritoria. Infatti, Gesù risponde estasiato dopo la professione di fede del romano: "Non ho trovato una fede così grande in Israele".

Il punto sollevato è davvero intrigante. La fede, infatti, non costituisce un semplice sentimento, ma piuttosto una virtù conferita da Dio, non ottenibile mediante unicamente le risorse umane, e consiste nell'adeguamento dell'intelletto alle verità rivelate da Dio. Tuttavia, sorge la domanda: come poteva un romano accettare verità che ignorava, non conoscendo il Dio di Israele né avendo la consapevolezza dell'avvento del Messia nel mondo? Nonostante ciò, Gesù giudica la fede del centurione superiore a quella di Israele! San Tommaso d'Aquino spiega che la virtù della fede può manifestarsi in due forme: implicita ed esplicita. Formalmente, la fede si identifica con quella esplicita, ossia la virtù di coloro che comprendono le verità rivelate e vi credono. Tuttavia, nelle Scritture, incontriamo individui dotati di fede implicita, ossia coloro che, pur consapevoli dell'esistenza di una divinità, intuiscono con la forza intellettuale alcune verità perfezionabili tramite la rivelazione, o credono nella parola del Signore senza comprenderla appieno.

Secondo il Dottore Angelico, se alcuni furono salvati senza ricevere una rivelazione diretta, ciò non avvenne senza la fede nel Mediatore. Pur non possedendo una fede esplicita, avevano una fede implicita nella Provvidenza divina, credendo che Dio sia il liberatore degli uomini nei modi che a lui piacciono, come rivelato a coloro che già conoscono la verità. La fede implicita rappresenta una predisposizione dell'uomo, ispirata da Dio, a credere in verità imperscrutabili e ad essere disposti a credervi indipendentemente dalla loro natura. Il centurione possedeva questo tipo di fede: credeva in Dio, nella sua Provvidenza, e riconosceva che Gesù aveva a che fare con Dio, in qualche misura.

Quando Cristo critica la mancanza di fede in Israele, si riferisce alle autorità sacerdotali a cui aveva inviato il lebbroso precedentemente. Queste figure avrebbero dovuto possedere una fede esplicita nel Messia, eppure peccavano di superbia e invidia. Ecco il paradosso: la fede implicita del centurione supera la fede esplicita dei sacerdoti. Da ciò emerge la profezia di Cristo sulla Chiesa cattolica e sulla Nuova Alleanza con un nuovo sacerdozio eterno: "Molti verranno da Oriente e da Occidente e siederanno con Abramo, Isacco e Giacobbe nel Regno dei Cieli". La Rivelazione non sarà più esclusiva di Israele, ma si estenderà a tutti gli uomini di buona volontà.

Gaetano Masciullo

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