sabato 13 gennaio 2024

Gesù mostra la propria Divinità a Cana

Sequéntia S. Evangélii secundum Ioánnem 2, 1-11.

In illo témpore: Núptiae factae sunt in Cana Galilaéae: et erat mater Iesu ibi. Vocátus est áutem et Iesus et discípuli eius ad núptias. Et deficiénte vino, dicit mater Iesu ad eum: Vinum non habent. Et dicit ei Iesus: Quid mihi et tibi est, múlier? nondum venit hora mea. Dicit mater eius minístris: Quodcúmque díxerit vobis, fácite. Erant áutem ibi lapídeae hydriae sex pósitae secúndum purificatiónem Iudaeórum, capiéntes síngulae metrétas binas vel ternas. Dicit eis Iesus: Impléte hydrias aqua. Et implevérunt eas usque ad summum. Et dicit eis Iesus: Hauríte nunc, et ferte architriclíno. Et tulérunt. Ut áutem gustávit architriclínus aquam vinum factam, et non sciébat unde esset, minístri áutem sciébant, qui háuserant aquam: vocat sponsum architriclínus, et dicit ei: Omnis homo primum bonum vinum ponit: et cum inebriáti fúerint, tunc id, quod detérius est: tu áutem servásti bonum vinum usque adhuc. Hoc fecit inítium signórum Iesus in Cana Galilaéae: et manifestávit glóriam suam et credidérunt in eum discípuli eius.

Seguito del S. Vangelo secondo Giovanni 2, 1-11.

In quel tempo, vi furono delle nozze in Cana di Galilea, e lì vi era la madre di Gesù. E alle nozze fu invitato anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: "Non hanno vino". E Gesù rispose: "Che c'è tra me e te, o donna? La mia ora non è ancora venuta". Disse sua madre ai domestici: "Fate tutto quello che egli vi dirà". Ebbene, vi erano lì sei giare di pietra, preparate per la purificazione dei Giudei, ciascuna contenente due o tre metrete. Gesù disse loro: "Riempite d’acqua le giare". E le riempirono fino all’orlo. Gesù disse: "Adesso attingete e portate al maestro di tavola". E portarono. E il maestro di tavola, non appena ebbe assaggiato l’acqua mutata in vino, non sapeva donde l’avessero attinta, ma i domestici lo sapevano; chiamato lo sposo gli disse: "Tutti servono da principio il vino migliore e danno il meno buono quando sono brilli, ma tu hai conservato il vino migliore fino ad ora". Così Gesù, in Cana di Galilea, dette inizio ai miracoli e manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

Il miracolo alle nozze di Cana è il primo "segno" divino compiuto da Gesù nella sua vita pubblica, raccontato esclusivamente da Giovanni. Questo evento offre numerosi spunti di riflessione e meditazione. Esploreremo alcune di queste riflessioni.

Paragonando questo segno con altri miracoli che Gesù realizzerà in futuro (pensiamo alle numerose guarigioni), la trasformazione dell'acqua in vino potrebbe sembrare qualcosa di sorprendente, quasi magico. Tuttavia, dalla prospettiva biblica, il vino e l'acqua sono due simboli di grande significato, conservati entrambi nella liturgia eucaristica.

L'acqua, simbolo dell'umanità, rappresenta la vita e la purezza, ma nell'antichità poteva anche trasformarsi in un veicolo pericoloso di malattie infettive. L'ambivalenza dell'acqua tra la vita e la morte rifletteva la condizione dell'essere umano agli occhi dell'antico popolo di Israele (e non solo), che comprendeva la dualità tra santità e peccato.

In contrasto, il vino veniva considerato la bevanda della gioia e, allo stesso tempo, un alimento con proprietà terapeutiche. San Paolo addirittura suggerisce a Timoteo, in una delle sue lettere, di consumare vino per alleviare i problemi di stomaco: "Smetti di bere soltanto acqua, ma fa' uso di un po' di vino a causa dello stomaco e delle tue frequenti indisposizioni" (1Timoteo 5, 23).

Storicamente, si ritiene che tutte le bevande alcoliche abbiano avuto origini mediche e siano state successivamente adottate come bevande di piacere, considerato che l'alcol era un efficace anestetico naturale e una difesa contro le avversità invernali. Il vino, quindi, simboleggia la divinità.

Il miracolo di Cana è, quindi, un insegnamento di Gesù ai suoi discepoli e alla Chiesa, non solo attraverso le parole, ma anche mediante gesti e simboli, che spesso influenzano la mente umana più profondamente dei concetti e delle frasi.

Le giare colme d'acqua trasformate in vino da Gesù simboleggiano gli individui, uniti dalla stessa natura (quella umana), la quale può essere redenta e trasformata in Dio solo attraverso il tocco e la volontà di Gesù Cristo, inviato dal Padre appositamente per la nostra redenzione.

Un elemento finale, cruciale e spesso trascurato, in questo episodio è il ruolo di Maria, madre di Gesù. Leggiamo infatti che è Maria a chiedere a Cristo di compiere il miracolo per gli sposi. La risposta di Gesù, tuttavia, potrebbe risultare sorprendente: "Che c'è tra me e te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora". Etimologicamente, la domanda di Gesù significa letteralmente: "Cosa importa di questa cosa a me o a te?".

Pertanto, Gesù aggiunge alla domanda: "Non è ancora giunta la mia ora", sottolineando che, poiché il momento di rivelarsi al mondo come redentore sulla Croce non è ancora arrivato, neanche il momento di santificare l'uomo è giunto.

La domanda di Gesù diventa ancor più straordinaria quando consideriamo la reazione di Maria. Invece di tacere o contestare, procede come se avesse ottenuto una risposta positiva da parte di Gesù alla sua richiesta d'aiuto e, rivolgendosi ai servi, dice loro: "Fate quello che vi dirà".

Il contributo di Maria in questo episodio enfatizza l'importanza dell'intercessione della preghiera dei santi nel nostro legame con Dio. In particolare, l'intercessione di Maria, l'unica donna concepita senza il peccato originale e la creatura con i meriti più elevati agli occhi di Dio, assume un ruolo significativo. Senza la preghiera di Maria, gli sposi quel giorno sarebbero probabilmente rimasti senza vino (e, al di là della metafora, l'umanità avrebbe rischiato di perdere la grazia).

La domanda di Gesù acquisisce un altro significato, evidenziato da sant'Agostino. Infatti, la domanda di Gesù è parafrasata dal Dottore di Ippona in questo modo: "La parte in me che sta per compiere il miracolo non è quella che hai generato tu, ma quella che è stata generata dallo Spirito Santo". La domanda dovrebbe quindi essere interpretata alla lettera. Cosa c'è tra Maria e Gesù? La risposta è chiara: la natura umana, ma una natura perfettamente umana, libera dal peccato originale. Grazie a questo grande merito, la natura divina di Cristo riscatta l'acqua contaminata della natura umana.

Nessun commento:

Posta un commento

La poca fede degli israeliti contro la grande fede dei pagani?

Sequéntia S. Evangélii secundum Matthaéum 8, 1-13. In illo témpore: Cum descendísset Iesus de monte, secútae sunt eum turbae multae: et ecce...