Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam 1, 26-28
In illo témpore: Missus est Angelus Gábriël a Deo in civitátem Galilææ, cui nomen Názareth, ad Vírginem desponsátam viro, cui nomen erat Ioseph, de domo David, et nomen Vírginis María. Et ingréssus Angelus ad eam, dixit: Ave, grátia plena; Dóminus tecum: benedícta tu in muliéribus.
Séguito del S. Vangelo secondo Luca 1, 26-28
In quel tempo, fu mandato da Dio l’angelo Gabriele in una città della Galilea chiamata Nàzaret, ad una Vergine sposata ad un uomo della casa di David, di nome Giuseppe, e la Vergine si chiamava Maria. Ed entrato da lei, l’angelo disse: "Ti saluto, o piena di grazia! Il Signore è con te: benedetta tu fra le donne".
L'8 dicembre è tradizionalmente la data della concezione, cioè il concepimento, della beata Vergine Maria nel grembo dell'anziana madre, sant'Anna. Sebbene sant'Anna fosse stata concepita, come ogni altro essere umano, nel peccato originale, Maria ottenne da Dio un privilegio singolarissimo, quello cioè di essere concepita esente dalla colpa e dagli effetti di quel peccato antico, siano essi fisici o spirituali. Tale privilegio del tutto singolare fu concesso a Maria in vista della croce del Signore Gesù, che in quanto fissato nella storia dall'irremovibile volontà divina non avrebbe mai potuto non verificarsi.
Questo significa che Maria - come Gesù del resto, l'altro immacolato della storia - non condusse un'esistenza terrena esattamente simile a quella di noi altri uomini, che a differenza sua siamo peccatori. Maria santissima non ha mai peccato, non solo mortalmente, ma neanche venialmente; Maria godeva di un perfetto dominio delle proprie facoltà inferiori; Maria godeva di scienza infusa e aveva un intelletto superiore a quello degli altri esseri umani; Maria non si è mai ammalata, neanche di un semplice raffreddore, e non ha fatto l'esperienza della morte, che sappiamo essere entrata nel mondo proprio a causa del peccato. Ecco perché il 15 agosto festeggiamo l'Assunzione in Cielo in corpo ed anima della beata e sempre vergine Maria, proprio come conseguenza della sua natura immacolata.
Il dogma mariano dell'Immacolata Concezione è stato proclamato solennemente solo di recente, nel 1854, da papa Pio IX, con la bolla Ineffabili Deus, ma la Chiesa ha sempre creduto sin dall'età apostolica in questo dogma. I protestanti e gli scismatici orientali impugnano questa verità di fede sostenendo che non sia biblica, ma in realtà la Scrittura ne parla chiaramente in più parti, a cominciare dal brano di vangelo proclamato proprio nell'occasione liturgica.
L'angelo infatti non saluta la Vergine con parole casuali. Egli dice: "Ti saluto, o piena di grazia". Sappiamo dalla Scrittura però che nessun uomo, dopo la Caduta e prima della Redenzione, ha potuto godere della grazia, cioè dell'amicizia di Dio: "tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù" (Rm 3, 23-24). Dunque, se Maria è detta addirittura "piena di grazia", e non semplicemente visitata dalla grazia o qualcosa del genere, questo vuol dire che la redenzione realizzata da Cristo Gesù di cui ci parla san Paolo ha prodotto in lei un frutto magnifico di salvezza prima che l'evento stesso della croce si concretizzasse. Questo non deve meravigliarci. Non è forse Dio il Signore della storia? Tutti gli eventi passati, presenti e futuri sono davanti al suo occhio come se fossero compresenti.
Come se non bastasse, l'angelo san Gabriele aggiunge altre due frasi, che in realtà sono rafforzative del concetto già espresso. "Il Signore è con te": solo chi è in grazia ha Dio veramente al proprio fianco. "Tu sei benedetta fra le donne": in virtù di questo privilegio santissimo. Interessante notare che l'evangelista san Luca riporta il saluto dell'angelo facendo esplicito riferimento al libro vetero-testamentario di Giuditta, dove leggiamo: "Benedetta sei tu, figlia, davanti al Dio altissimo più di tutte le donne che vivono sulla terra" (Giuditta 13, 18). Questa è la frase di lode che il sommo sacerdote Ozia rivolge a Giuditta, dopo che questa riuscì a uccidere il nemico Oloferne che minacciava di distruggere Gerusalemme, infiltrandosi nell'accampamento e decapitandolo.
Evidentemente san Luca vede nella figura di Giuditta una prefigurazione della Madonna, e non si fa scrupoli a indicarlo. Così come Giuditta, eroica e forte nella sua castità e temperanza, vince e uccide il pagano Oloferne che voleva abusare di lei e distruggere la Città Santa, così Maria - la Giuditta del Nuovo Testamento - vince con la propria castità e immacolatezza il vero Oloferne della storia, cioè satana, schiacciandogli il capo e adempiendo alla missione divina di dare alla luce il Salvatore, difendendo così la vera Gerusalemme celeste, cioè la Chiesa, che nascerà sul Calvario dal costato di Cristo.
Gaetano Masciullo
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