sabato 2 dicembre 2023

Avvento: Il Signore illumina la storia

Sequéntia sancti Evangélii secundum Lucam 21, 25-33.

In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Erunt signa in sole et luna et stellis, et in terris pressúra géntium præ confusióne sónitus maris et flúctuum: arescéntibus homínibus præ timóre et exspectatióne, quæ supervénient univérso orbi: nam virtútes cœlórum movebúntur. Et tunc vidébunt Fílium hóminis veniéntem in nube cum potestáte magna et majestáte. His autem fíeri incipiéntibus, respícite et leváte cápita vestra: quóniam appropínquat redémptio vestra. Et dixit illis similitúdinem: Vidéte ficúlneam et omnes árbores: cum prodúcunt jam ex se fructum, scitis, quóniam prope est æstas. Ita et vos, cum vidéritis hæc fíeri, scitóte, quóniam prope est regnum Dei. Amen, dico vobis, quia non præteríbit generátio hæc, donec ómnia fiant. Cœlum et terra transíbunt: verba autem mea non transíbunt.

Seguito del S.Vangelo secondo Luca 21, 25-33.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Ci saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e nella terra costernazioni di genti sbigottite dal rimbombo delle onde e dall'agitazione del mare, mentre gli uomini tramortiranno dalla paura e dall'attesa di quello che starà per accadere alla terra: perché anche le potenze dei cieli saranno sconvolte. Allora si vedrà il Figlio dell'uomo venire sulle nubi in gran potenza e maestà. Quando ciò incomincerà ad accadere, sorgete ed alzate il capo, perché s'avvicina la vostra redenzione". E disse loro una similitudine: "Osservate il fico e tutti gli alberi: quando germogliano, sapete che l'estate è vicina. Così quando vedrete accadere tali cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. In verità vi dico non passerà questa generazione prima che tutto ciò sia avvenuto. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno".

Inizia il periodo di Avvento e con esso un nuovo anno liturgico. Il colore utilizzato nei paramenti è il viola, colore della penitenza, virtù oggi odiata dal mondo, ma necessaria per rientrare in se stessi e riprendere consapevolezza della propria dimensione di peccatori bisognosi della misericordia del Padre. Interessante notare che la Chiesa, all'inizio del periodo che dovrebbe introdurci alla Nascita del Signore, proclama invece una sequenza di vangelo che sembra parlarci della fine di tutto, la fine del tempo e della storia, con la parusia, cioè il ritorno glorioso di Cristo per la resurrezione dei buoni e dei dannati.

In realtà, la Scrittura ci parla di quattro venute di Cristo nella storia e nel mondo: la prima, nell'Incarnazione; la seconda, nell'Eucarestia; la terza, al momento della morte e del giudizio individuale; la quarta, al momento della morte e del Giudizio finale. Tutto ciò che viene predicato di un avvento può essere predicato anche dell'altro. Per questo motivo, il brano di vangelo proclamato in questa domenica, ancor prima che essere un mero testo apocalittico, espone l'irruzione gloriosa di Cristo nella storia, non solo dell'umanità intera, ma nel cuore di ogni uomo.

Il sole, la luna e le stelle non sono semplici riferimenti cosmici per indicare chissà quale disastro futuro, ma simboli - molto frequenti nella Scrittura - per indicare le potenze mondane, di questo universo. In Genesi, questi tre tipi di astri sono indicati come "lucernari", cioè sorgenti di luce: "Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle. Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre" (Gn 1, 16-18). La terra è illuminata fisicamente da questi astri, ma spiritualmente è illuminata da una luce più maestosa, che è la luce della fede introdotta da Cristo Signore. 

Se da una parte i popoli sono "sbigottiti dal rimbombo delle onde e dall'agitazione del mare", cioè sono confusi e sballottati dalle ideologie mondane e dalle false filosofie che ciclicamente si presentano, dall'altra parte Dio rimane in eterno e suo Figlio è colui che manifesta il volto del Padre al mondo, "in gran potenza e maestà", come si conviene a Dio, che non predica nel segreto, ma alla luce: "Non c'è nulla infatti di nascosto che non debba essere manifestato e nulla di segreto che non debba essere messo in luce" (Mc 4, 22); e ancora in un altro posto della Scrittura si legge: "Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto" (Gv 18, 20).

La parabola finale di questa sequenza di vangelo ci conferma che il Signore Gesù non sta parlando tanto di uno scenario da cataclisma e da fine del mondo, quanto del suo avvento nella storia. Anzitutto, leggiamo: "Quando ciò incomincerà ad accadere, sorgete ed alzate il capo, perché s'avvicina la vostra redenzione". Ora noi sappiamo che la redenzione è già giunta per noi, per il legno della Croce. In secondo luogo, leggiamo: "Quando vedrete accadere tali cose, sappiate che il regno di Dio è vicino". Ora noi sappiamo che, nel linguaggio evangelico, l'espressione usata da Gesù "regno di Dio" indica non tanto la vita futura dei beati, quanto la sua stessa persona: Gesù è allo stesso tempo re e regno di Dio, tanto che la Chiesa viene chiamata Corpo mistico di Cristo. In un passo della Scrittura leggiamo che Gesù disse: "Se invece io scaccio i demoni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio" (Lc 11, 20); e altrove: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al vangelo" (Mc 1, 15). Dunque, gli eventi cui il Signore fa riferimento con questo linguaggio simbolico sono legati alla sua missione di redentore, non tanto alla fine del mondo. La conferma giunge infine dall'espressione: "non passerà questa generazione prima che tutto ciò sia avvenuto", e in effetti sulla croce Cristo ci ha aperto le porte di questo regno santissimo. Accogliamo anche noi il Regno di Dio nel nostro cuore: adveniat regnum tuum!

Gaetano Masciullo

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