sabato 9 settembre 2023

La Chiesa, Madre di ogni buon cristiano


Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam 7, 11-16.
In illo témpore: Ibat Iesus in civitátem, quæ vocátur Naim: et ibant cum eo discípuli eius et turba copiósa. Cum autem appropinquáret portæ civitátis, ecce, defúnctus efferebátur fílius únicus matris suæ: et hæc vidua erat: et turba civitátis multa cum illa. Quam cum vidísset Dóminus, misericórdia motus super eam, dixit illi: Noli flere. Et accéssit et tétigit lóculum. - Hi autem, qui portábant, stetérunt. - Et ait: Adoléscens, tibi dico, surge. Et resédit, qui erat mórtuus, et cœpit loqui. Et dedit illum matri suæ. Accépit autem omnes timor: et magnificábant Deum, dicéntes: Quia Prophéta magnus surréxit in nobis: et quia Deus visitávit plebem suam.

Seguito del S. Vangelo secondo Luca 7, 11-16.
In quel tempo, Gesù andava verso una città chiamata Nain, seguito dai suoi discepoli e da gran folla. E giunse vicino alla porta della città mentre si portava a seppellire il figlio unico di una vedova, la quale era accompagnata da un gran numero di persone. Vedutala, il Signore, mosso a compassione di lei, le disse: "Non piangere". Si avvicinò alla bara e la toccò. - Quelli che la portavano si fermarono. - Egli disse: "Ragazzo, a te dico, alzati". Il morto si alzò a sedere, e cominciò a parlare, e Gesù lo rese a sua madre. Tutti furono presi da gran timore e glorificavano Dio, dicendo: "Un profeta grande è apparso tra noi, e Dio ha visitato il suo popolo".

La Chiesa oggi vuole farci meditare sull'importanza che essa stessa assume per la vita di noi credenti. Ogni cristiano degno di questo nome ha non solo dei genitori secondo la carne, ma anche dei genitori secondo lo spirito. Nostro Padre secondo lo spirito è infatti Dio, che ci ha rigenerati nel Cristo Figlio suo alla vita vera, vita di grazia e vita eterna; ma non dobbiamo dimenticare che abbiamo anche una Madre secondo lo spirito.

Questa Madre è proprio la Chiesa, che oggi ci viene presentata, nella sequenza di vangelo proclamata, nelle vesti di una donna vedova di Nain, che apre il corteo funebre del proprio unico figlio. Meditiamo dunque sulle caratteristiche di questa povera madre, afflitta dal più grande dolore che una donna può subire: la perdita di un figlio. Questa donna è anzitutto vedova. La Chiesa, all'epoca di Cristo, sussisteva nel popolo di Israele, depositario delle promesse antiche e dell'Alleanza con il Signore. Ma Israele aveva rinnegato quell'Alleanza a causa di precetti umani e dell'invidia cieca delle sue autorità. Questi vizi avevano reso Israele simile a una donna vedova: "È divenuta come una vedova, la grande fra le nazioni" (Lamentazioni 1, 1). Cristo allora va incontro a questa donna, e misticamente rappresenta Dio che va incontro alla sua Chiesa, come uno sposo va incontro alla propria sposa, compiendo così quella Parola che dice: "Non resterò vedova, non conoscerò la perdita dei figli" (Isaia 47, 8).

Notiamo poi che questa donna è anche madre, il cui figlio è però morto prematuramente, ed intorno a questa maternità violata ruota tutto l'episodio evangelico. Anche la Chiesa è una madre che assiste impotente alla morte dei suoi figli. Si noti bene che il figlio della vedova è detto unigenito, come unico è il genere umano, morto a causa del peccato prima della venuta di Gesù Cristo. Le cose più preziose sono spesso le cose uniche: il genere umano è creatura preziosa agli occhi di Dio. Il figlio è morto prematuramente, ancora adolescente: questo infatti è il termine che Gesù usa al momento della risurrezione: adoléscens, "adolescente". Nel linguaggio della Scrittura, l'età dell'adolescenza rappresenta misticamente la fase di coloro che, pur essendo stati iniziati alle verità di Fede, hanno ancora una volontà debole e falliscono nella perseveranza: "adolescenti, restate sudditi dei più anziani" (1Pietro 5, 5). I figli della Chiesa muoiono più facilmente - cioè perdono la grazia con il peccato - perché ancora non sanno come perseverare nella carità autentica. Si badi bene: fuori di metafora, l'adolescenza spirituale non è una questione anagrafica.

Cristo è venuto a redimere l'umanità tutta, non solo il popolo di Israele, ed è venuto a ricongiungersi con la sua comunità, che è la sua sposa, il suo Corpo mistico. Le genti che non conoscevano il Dio dell'Antica Alleanza sono figurate in questo episodio da tutte le persone che seguono questo corteo funebre, ormai divenuto un corteo, anzi una festa di vita. Tutte le genti ora sono chiamate a prendere parte alle nozze mistiche dell'Agnello con la sua Chiesa. 

Il punto finale, molto interessante, di questo brano evangelico ci mostra il ragazzo che, una volta risorto dalla morte, si siede sulla bara e inizia a parlare. Questo gesto non è casuale: si tratta dell'atteggiamento del maestro, che siede in cattedra e insegna la verità. Misticamente, questo gesto significa che ogni cristiano, redento dal sangue di Cristo, partecipa della sua stessa dimensione di Figlio, profeta e sovrano. Egli siede sulla bara, perché in Cristo ogni credente ha sconfitto la morte per sempre. "E Gesù lo rese a sua madre": solo nella Chiesa possiamo camminare e imparare a perseverare in questa valle di lacrime, avendo sempre fissa davanti agli occhi la mèta vera, che è l'eternità in Dio.

Gaetano Masciullo


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