sabato 6 maggio 2023

Lo Spirito tornerà ad aleggiare sui cuori dei credenti

Sequéntia S. Evangélii secundum Ioánnem 16, 5-14.

In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Vado ad eum, qui misit me: et nemo ex vobis intérrogat me: Quo vadis? Sed quia haec locútus sum vobis, tristítia implévit cor vestrum. Sed ego veritátem dico vobis: éxpedit vobis ut ego vadam: si enim non abíero, Paráclitus non véniet ad vos: si autem abíero, mittam eum ad vos. Et cum vénerit ille, árguet mundum de peccáto, et de iustítia, et de iudício. De peccáto, quidem, quia non credidérunt in me: de iustítia vero, quia ad Patrem vado, et iam non vidébitis me: de iudício autem, quia prínceps huius mundi iam iudicátus est. Adhuc multa hábeo vobis dícere: sed non potéstis portáre modo. Cum autem vénerit ille Spíritus veritátis, docébit vos omnem veritátem. Non enim loquétur a semetípso: sed quaecúmque áudiet, loquétur, et quae ventúra sunt, annuntiábit vobis. Ille me clarificábit: quia de meo accípiet et annuntiábit vobis.

Seguito del S. Vangelo secondo Giovanni 16, 5-14.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Vado a Colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: dove vai? Ma perché vi ho dette queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico il vero: è necessario per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Paraclito, ma quando me ne sarò andato ve lo manderò. E, venendo, Egli accuserà il mondo riguardo al peccato, riguardo alla giustizia e riguardo al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché io vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato. Molte cose ho ancora da dirvi, ma adesso non ne siete capaci. Venuto però lo Spirito di verità, vi insegnerà tutta la verità. Egli infatti non vi parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito: vi annunzierà quello che dovrà arrivare. Egli mi glorificherà, perché ciò che riceverà da me lo annunzierà anche a voi".

Si avvicina il tempo dell'Ascensione e la Chiesa ci invita a meditare su una delle promesse che il Signore ha fatto ai suoi apostoli circa l'invio dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste. Le parole del brano di vangelo secondo Giovanni sono, com'è tipico di questo evangelista, teologicamente molto dense.

Il Signore qui ci dice che era necessaria la sua morte in croce per poter inviare lo Spirito Santo sugli apostoli. Per comprendere bene la natura di questa necessità, è indispensabile tornare con la mente a quanto leggiamo nel libro della Genesi. In principio, quando Dio creò l'universo, lo "Spirito aleggiava sulle acque" (Gn 1, 2). L'azione dello Spirito Santo è presente nella storia del mondo sin dalla sua creazione, ma tra la sua azione creatrice e il suo governo di grazia e la venuta di Cristo c'è stata una frattura, quella del peccato originale, che ha scacciato quello stesso Spirito dal cuore dell'uomo.

Dunque, da qui la necessità della croce, della quale il Signore parla in questo discorso di addio che egli pronunciò in occasione dell'Ultima Cena. Il mistero della Redenzione apre le porte alla "nuova creazione" che si verificherà proprio il giorno di Pentecoste, quando lo Spirito Santo tornerà ad "aleggiare sulle acque", cioè sui cuori degli apostoli. Interessante notare che proprio l'acqua è il simbolo utilizzato da Gesù, nello stesso vangelo secondo Giovanni, per indicare la grazia vivificante dello Spirito Santo nell'anima dei credenti: "Chi ha sete venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno" (Gv 7, 37-38), e l'evangelista soggiunge: "Questo egli disse riferendosi allo Spirito, che avrebbero ricevuto i credenti in lui" (Gv 7, 39).

Il Figlio dunque è il prezzo d'amore per ripristinare la creazione al suo stato di perfezione originaria, e anzi una perfezione perfino superiore, perché - come scrive san Paolo - "la creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità" (Rm 8, 19-20). Lo Spirito Santo torna ad aleggiare sulla creazione, e in particolare sulle anime dei credenti in stato di grazia, resi "fiumi di acqua viva", in attesa di aleggiare definitivamente sull'intera creazione, quando sarà riportata alla perfezione dopo la parusia.

Leggiamo poi che, se da una parte lo Spirito Santo tornerà per consolare coloro che credono nel Figlio (infatti questo significa il termine greco paraclito: "consolatore" e "difensore"), dall'altra parte verrà anche ad accusare il mondo, cioè coloro che continuano a scegliere il peccato anziché la vita. E Gesù ci dice che lo Spirito Santo accuserà il mondo in maniera triplice: circa il peccato, circa la giustizia, e circa il giudizio.

Bisogna capire cosa intendeva dire Gesù nell'esprimere queste tre parole, alla luce della spiegazione che lo stesso Signore ci fornisce: "Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché io vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato".

La mancanza di fede nel Figlio - "non credono in me" - è per il Signore il peccato per antonomasia. Non perché sia il peccato più grave (quello è l'odio) né perché sia il peccato che genera tutti gli altri peccati (quello è la superbia), bensì perché l'incredulità è il peccato che ostacola la restaurazione del Regno di Dio nel cuore dell'uomo. Esso è il peccato che impedisce allo Spirito di Dio di aleggiare nuovamente sulle acque.

Poi il Signore soggiunge che lo Spirito Santo rimprovererà il mondo per la giustizia, perché il Figlio va al Padre e nessuno lo vedrà più. Queste parole fanno riferimento al mistero dell'Ascensione. In che senso l'Ascensione è un atto di giustizia? E' giusto, in effetti, che il Figlio non resti in questo mondo, che rimarrà segnato dalle conseguenze del peccato antico fino alla "restaurazione del Regno di Israele" (At 1, 6), cioè fino alla resurrezione dei morti. Al Figlio è stato dato ciò che gli spetta con l'Assunzione, cioè il suo seggio di gloria "alla destra del Padre", dove la destra nel linguaggio biblico è proprio il simbolo della giustizia.

Viene infine il giudizio. Lo Spirito Santo rimprovererà il mondo circa il giudizio, perché il principe di questo mondo - cioè il tentatore, il satana che indusse Adamo al peccato - è già condannato. Il Signore, ci dice il vangelo, è sì "venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi" (Gv 9, 39), ma altrove ci dice anche che il suo giudizio non è per la condanna: "non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo" (Gv 12, 47). Attenzione: questo non vuol dire che alcuni uomini non siano giudicati degni di condanna. Purtroppo, è più facile che l'uomo si danni piuttosto che si salvi: "larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa" (Mt 7, 16). 

Il giudizio di condanna è la norma, l'ordinarietà per l'uomo fin dalla caduta originale è la dannazione. Gesù è venuto per dare un giudizio nuovo: il giudizio della croce che salva. Allora colui che subirà il giudizio definitivo di condanna non sarà più l'uomo, ma il diavolo. Satana è il principe di questo mondo, cioè il capo: condannando e disperdendo il capo, tutto il suo popolo sarà disperso e annientato. Lo Spirito Santo soffierà via e rinchiuderà nel tartaro lo spirito empio. 

Gaetano Masciullo

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