sabato 27 maggio 2023

Antica e Nuova Pentecoste

Sequéntia S. Evangélii secundum Ioánnem 14, 23-31.

In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Si quis díligit me, sermónem meum servábit, et Pater meus díliget eum, et ad eum veniémus, et mansiónem apud eum faciémus: qui non díligit me, sermónes meos non servat. Et sermónem quem audístis, non est meus: sed eius, qui misit me, Patris. Haec locútus sum vobis, apud vos manens. Paráclitus autem Spíritus Sanctus, quem mittet Pater in nómine meo, ille vos docébit ómnia, et súggeret vobis ómnia, quaecúmque díxero vobis. Pacem relínquo vobis, pacem meam do vobis: non quómodo mundus dat, ego do vobis. Non turbétur cor vestrum, neque formídet. Audístis quia ego dixi vobis: Vado, et vénio ad vos. Si diligerétis me, gauderétis útique, quia vado ad Patrem, quia Pater maior me est. Et nunc dixi vobis priúsquam fiat: ut cum factum fúerit, credátis. Iam non multa loquar vobíscum. Venit enim prínceps mundi huius, et in me non habet quidquam. Sed ut cognóscat mundus, quia díligo Patrem, et sicut mandátum dedit mihi Pater, sic fácio.

Seguito del S. Vangelo secondo Giovanni 14, 23-31.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Chiunque mi ama osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà e verremo da lui e faremo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole. E la parola che avete udito non è mia, ma del Padre, di colui che mi ha mandato. Queste cose vi ho detto mentre vivevo con voi. Il Paraclito, poi, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel nome mio, insegnerà a voi ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto. Vi lascio la pace, vi dò la mia pace: ve la dò non come la dà il mondo. Non si turbi il vostro cuore, né si impaurisca. Avete udito che vi ho detto: vado e vengo a voi. Se voi mi amaste, vi rallegrereste certamente che io vado al Padre, perché il Padre è maggiore di me. Ve l’ho detto adesso, prima che succeda: affinché, quando ciò sia avvenuto, crediate. Non parlerò ancora molto con voi. Viene il principe di questo mondo ed egli non ha alcun potere su di me; ma bisogna che il mondo sappia che amo il Padre e agisco conformemente al comandamento che il Padre mi ha dato.

La Pentecoste conclude il tempo di Pasqua. Essa è l'ultimo giorno utile per assolvere a uno dei cinque precetti generali della Chiesa, ossia quello di "confessarsi e comunicarsi almeno una volta all'anno, sotto pena di peccato grave".

Nella Legge antica, la festa di Pentecoste - detta in ebraico Shavuot, "festa delle settimane" - era stata istituita per commemorare la consegna delle tavole dei comandamenti di Dio a Mosè sul Sinai. Viene chiamata così perché avviene sette settimane dopo, il cinquantesimo giorno dopo l'attraversamento del Mar Rosso da parte degli ebrei, evento che rappresenta appunto la Pesah, la Pasqua, cioè il transito, del Signore. Se il numero sette rappresenta nella numerologia biblica la perfezione, la completezza (si pensi a Dio che crea il cosmo in sette giorni, una settimana), "sette volte sette" indica una perfezione rinnovata da Dio stesso: una espressione simile era stata usata da Gesù per indicare quante volte il credente deve perdonare il fratello: "non vi dico fino a sette volte, ma settanta volte sette" (Matteo 18, 22; cfr. anche Genesi 4, 24).

Tutto ciò che avvenne nell'Antico Testamento, tuttavia, è solo immagine e prefigurazione di quanto avviene nella Nuova ed eterna Alleanza di Cristo. Così la vera Pasqua è la Resurrezione di Cristo, che morto sulla croce come vero agnello sacrificale; messo nel sepolcro come gli ebrei e gli egizi che furono bagnati dalle acque, gli uni per la vita a simboleggiare i battezzati, gli altri per la morte a simboleggiare la mentalità mondana; infine, risorto a vita nuova per la potenza del Padre, come gli ebrei liberati dall'Egitto, cioè dal peccato. 

Cerchiamo dunque di capire quale parallelismo sussista tra l'antica e la nuova Pentecoste. Lo Spirito di Dio, manifestatosi sotto forma di nube - "tutto il Sinai fumava, perché il Signore era disceso in mezzo al fuoco; il fumo ne saliva come da una fornace, e tutta la montagna metteva spavento" (Esodo 19,18) - aveva consegnato agli ebrei la Legge; ora, manifestatosi ancora come fuoco (cfr. Atti 2, 3), lo stesso Spirito, che è Spirito del Padre e Spirito del Figlio, consegna ai nuovi ebrei - cioè agli apostoli congregati nel cenacolo, alla Santissima Vergine Maria, e alle altre donne del cenacolo - i doni soprannaturali necessari per predicare con costanza ed efficacia la lieta novella di Cristo a tutto il mondo. 

Non più, dunque,  un popolo eletto limitato ai confini della Giudea, ma l'intera umanità. Tutto ciò che era avvenuto fino a quel momento, dalla chiamata di Abramo fino all'avvento di Cristo, era stato immagine, prefigurazione e preparazione per riportare tutti gli uomini di buona volontà (e per questa, amati dal Signore) a ricongiungersi al Dio uno, trino, vivo e vero.

Gaetano Masciullo

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