Come scrive sant'Agostino, il buon Dio, il Padre dell'umana famiglia, ha ordinato ai suoi servi - attraverso questa parabola di Cristo - di tollerare la zizzania, non di separarla. Se questo è valido nella Chiesa, che rimane la suprema autorità in questo mondo, nonostante le ideologie e le filosofie avverse e nonostante coloro che combattono il cattolicesimo addirittura da dentro la Chiesa stessa, figurarsi per gli Stati, che tante volte hanno purtroppo preteso di punire ed escludere dalla società (o addirittura dalla vita) alcune persone, per la sola ragione di aver pensato o espresso cose scomode per la politica, se non addirittura di essere in una determinata maniera.
Ci sono casi in cui non solo è possibile, ma anche doveroso, punire ed escludere dalla Chiesa. Lo stesso Cristo lo comanda in altre parti del vangelo (vedi per esempio Matteo 18, 17) e, del resto, la Chiesa cattolica ha da sempre utilizzato, per mandato divino, l'arma della scomunica verso coloro che impenitentemente si sono opposti al Vangelo. Così come la politica deve condannare, quando qualcuno viola il diritto della proprietà.
Ma questa parabola vuole formarci e istruirci su un livello differente. Essa ci indica la via giusta da seguire per quanto riguarda il nostro modo di giudicare le azioni del prossimo e, ancora prima, le sue intenzioni. Solo Dio conosce il cuore dell'uomo. Il vangelo non ci dice di non giudicare, ma di non giudicare male, "perché con la misura con cui giudicherete sarete giudicati da Dio". Altrove ci dice chiaramente: "Non giudicate secondo le apparenze, ma giudicate con giusto giudizio!" (Giovanni 7, 24). Nel dubbio, meglio tacere: "Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno" (Giovanni 8, 15). Il Catechismo non a caso insegna che il giudizio temerario (cioè quello dato senza avere prove evidenti di quanto si sostiene) è peccato mortale contro l'ottavo comandamento (cfr. Catechismo di san Pio X, q. 450; 454).
Sant'Agostino spiega mirabilmente perché non bisogna sradicare la zizzania dalla Chiesa. Egli scrive: "tra gli uomini e le vere spighe e la zizzania corre questa differenza: quanto alle cose che sono nel campo, la spiga rimane spiga, la zizzania rimane zizzania; al contrario, nel campo del Signore, cioè nella Chiesa, chi è frumento si cambia talora in zizzania e quelli che sono zizzania si cambiano talora in frumento: poiché nessuno sa cosa avverrà domani".
Gaetano Masciullo
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