sabato 19 giugno 2021

Duc in altum! - La Chiesa deve temere il mondo?

 Sulla tua parola getterò le reti - Omelie su Lc 5,1-11 ...

Il brano tratto dal vangelo secondo Luca e proclamato nella forma straordinaria del rito romano di questa domenica ci invita a meditare il mistero della natura missionaria della Chiesa.

La folla segue il Signore per ascoltarlo e acclamarlo, ma il Signore rifugge la gloria mondana. Giunto alle rive del lago di Tiberiade, che qui Luca chiama Gennezareth secondo l’uso locale, Egli vede due barche tirate a riva, poiché i pescatori erano scesi a lavare le reti. Matteo invece scrive che i pescatori «riparavano le reti» (Mt 4, 21).

Questi due gesti non sono certo incompatibili e infatti San Giovanni Crisostomo vede in entrambi il segno della vocazione – perché per capire a cosa siamo chiamati bisogna anzitutto purificare, lavare il cuore – e il segno della povertà di spirito – perché chi è povero «ripara le reti strappate, non potendo acquistarne di nuove».

La Pesca Miracolosa di Pietro e la pesca di San Paolo ...

E salendo sulla barca di Simone, Gesù chiede a questi di allontanarsi un poco dalla riva per insegnare alle folle. Questo gesto è denso di significati. Anzitutto, la barca di Simone rappresenta la Chiesa, che appartiene a Simone appunto perché al Papa, nella persona di Simon Pietro, sarà affidato il comando.

La Chiesa insegna alle folle “con distacco”: le acque del mare, nel linguaggio biblico, rappresentano la mentalità del mondo, la quale – come insegna il Catechismo – è nemica della salvezza individuale, insieme al diavolo e alla carne. La Chiesa dunque insegna la dottrina in mezzo alle avversità mondane e nonostante queste. Ma il distacco rappresenta anche la natura gerarchica e soprannaturale della Chiesa: la presenza viva di Cristo è mediata sacramentalmente dal sacerdozio.

C’è ancora un altro elemento da sottolineare in questo gesto di separazione della barca dalla riva. Scrive l’evangelista che Gesù «pregò [Simone] di allontanarlo un poco dalla spiaggia». L’atteggiamento di Cristo nei confronti del suo stesso corpo mistico, che è la Chiesa, è dunque quello dell’umiltà e della mansuetudine.

File:Il lago di Tiberiade (5269158338).jpg - Wikimedia Commons
Il lago di Tiberiade oggi

E l’atteggiamento di Simon Pietro è di pronta obbedienza e speranza, come si legge più avanti. Il Signore infatti chiede a Simon Pietro di prendere il largo – Duc in altum! La Chiesa, infatti, non è chiamata alla viltà, non è chiamata a preoccuparsi dei giudizi mondani, tantomeno a scendere a compromessi con questi, nella speranza fallace di attrarre a sé coloro che vivono secondo uno spirito mondano e anticristiano.

Se infatti la Chiesa dovesse insegnare le stesse cose che insegna il mondo, perché mai chi appartiene al mondo dovrebbe decidere di seguire la Chiesa? Rimanere nel mondo non farebbe alcuna differenza.

La sfida autentica di Cristo per la Chiesa è radicalmente differente. Prendere il largo significa sfidare le tempeste dell’odio e delle persecuzioni, ma anche dell’indifferenza, il grande male del nostro tempo.

Simone infatti risponde a Gesù: «Maestro, per tutta la notte abbiamo lavorato senza prendere niente, tuttavia, sulla tua parola, getterò la rete». L’indifferenza del mondo ai grandi quesiti fondamentaliPerché esisto? La vita ha un senso? Cosa c’è dopo la morte? – spesso scoraggia i “pescatori”, cioè i sacerdoti e i battezzati, che sono all’unanimità chiamati all’evangelizzazione.

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Nonostante questo “piattume del mare”, il Signore ci chiede di lanciare le reti della Parola. Ed ecco l’imprevisto, che ci indica come tutto è davvero nelle mani del Signore della storia, non nelle nostre mani: «E fattolo, presero una così grande quantità di pesci che le reti si rompevano». La rete si riempie così tanto che la barca di Simone chiede aiuto alla seconda barca, che ancora giaceva sulla riva, e che secondo il giudizio di Sant’Ambrogio rappresenta il popolo dell’Antica Alleanza, Israele, che è chiamato a unirsi alla nuova barca, la barca di Pietro.

L’evento è così straordinario che Simon Pietro è colto da timore, ma non da un timore umano, mondano, ma da un timore spirituale, quello che i teologi chiamano timore di Dio: «Visto questo, Simone Pietro si gettò ai piedi di Gesù, dicendo: “Allontanati da me, o Signore, poiché sono un peccatore”. Lo spavento infatti si era impadronito di lui e di quelli che erano con lui a causa della pesca: ed erano sbigottiti anche Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano compagni di Simone».

Il timore di Dio è il principio della sapienza e spinge l’uomo a temere il castigo per i propri peccati, ma soprattutto a tradire l’amore stesso di Dio. È di quest’ultimo tipo il timore che pervade Simone e che lo spinge a confessare le proprie colpe e a chiedere al Signore di allontanarsi, come si fa con l’amato, quando riconosciamo di averlo tradito e ci sentiamo indegni di stare perciò in sua compagnia.

Ma il Signore risponde con un atto di misericordia e una profezia di vocazione per la Chiesa universale: «Non temere: d’ora in poi sarai pescatore di uomini».

Gaetano Masciullo

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