La Trinità è sicuramente il mistero più alto della teologia cattolica. La parola ‘mistero’ viene dal greco myo, che significa ‘socchiudere’: quando cerchiamo di osservare qualcosa che è in direzione del sole, socchiudiamo gli occhi, perché la luce dell’astro è talmente forte da abbagliarci e impedirci la vista. Sono infatti due le cause di cecità in un occhio sano: l’assenza di luce o l’eccesso di luce. La stessa cosa avviene per l’anima: l’occhio non vede per assenza di luce, ossia perché il peccato ostruisce, funge da ostacolo alla conoscenza divina; ma può darsi anche che non veda per eccesso di luce, perché l’intelletto umano è per natura impossibilitato a comprendere Dio nella sua interezza, che è qualcosa di infinitamente superiore. Ora la Trinità è la stessa essenza di Dio, dunque è impossibile da parte nostra comprenderla con perizia. Eppure, lo stesso Dio viene incontro al nostro limite e si è fatto conoscere attraverso le sue stesse parole, particolarmente in Cristo Signore, il quale ha detto: «Andate, dunque, e istruite tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e insegnando loro ad osservare tutto quello che vi ho comandato» (Matteo 28, 19-20a).
Nel corso dei
secoli, tanti esempi sono stati fatti per cercare di comprendere e trasmettere
il concetto di “Dio uno e trino”. Il dogma cattolico insegna che Dio è unico –
non ve ne sono altri - e uno – cioè non è divisibile in parti. Prima di dire
che cosa è Dio, allora, bisogna capire che
cosa non è Dio, così da liberarci dai modi sbagliati di concepire il Dio
trino. Anzitutto, la Trinità non significa che ci sono tre individui divini,
altrimenti cadremmo nel politeismo e questo è incompatibile con la nostra Fede:
credo in unum Deum. Poi, la Trinità
non indica tre modi di essere dello stesso Dio (così che lo stesso individuo
quando crea si chiama Padre, quando
salva si chiama Figlio e quando
santifica si chiama Spirito):
cadremmo nel modalismo, che è eresia condannata dalla Chiesa.
Ma allora che cosa
è la Trinità? La Chiesa insegna che Dio è tre persone: Padre, Figlio e Spirito Santo. Una persona è qualcuno che
esiste senza il bisogno di altro (sussistente)
e che ha natura razionale: ecco perché gli animali, tecnicamente, non sono
definibili come persone, al contrario degli uomini, degli angeli e di Dio. La
teologia però definisce le tre persone divine anche come relazioni sussistenti. L’espressione, apparentemente difficile, non
deve spaventare. I singoli uomini sono persone e, in effetti, ognuno di essi è sussistente, il che significa che per esistere non ha bisogno di qualcos’altro.
Nel caso dell’uomo, però, le sue relazioni non sono sussistenti: ogni volta che
ci relazioniamo con qualcosa di esterno (amiamo, odiamo, camminiamo, mangiamo,
etc.) non possiamo dire che le nostre relazioni possono esistere senza di noi.
Noi siamo corpi e tutte le nostre relazioni dipendono da noi.
Per Dio invece non
è così: non c’è distinzione tra quello che Dio è e quello che Dio fa,
altrimenti non sarebbe più un ente semplice. Allora possiamo dire che, a
differenza nostra, Dio è le sue stesse
relazioni. Io e il mio amico siamo due persone e due individui, mentre il
Padre e il Figlio in Dio sono un individuo e due persone, perché le relazioni
divine non dipendono da altro. Ma abbiamo anche detto che una persona è tale
anche perché ha natura razionale. Allora queste tre relazioni non solo sono persone
perché insieme formano l’unica sostanza divina, ma anche perché formano una
sostanza intelligente.
Forse il modo
migliore per capire la Trinità è quello di guardarci dentro. Infatti, come
diceva sant’Agostino, la creazione è immagine di Dio e in essa possiamo trovare
segni che ci aiutano a comprenderlo meglio. Come noi assomigliamo ai nostri
genitori perché essi ci hanno procreato, così tutte le cose che sono
nell’universo assomigliano in qualche misura alla Trinità, perché Dio ha creato
tutte le cose. Ora noi vediamo che in noi ci sono tre facoltà principali:
memoria, intelligenza e volontà. La nostra coscienza
è dovuta alle relazioni che ci sono tra queste facoltà: ricordo di conoscere e ricordo di volere; so
di ricordare e so di volere; voglio ricordare e voglio sapere. In questa
triplice relazione c’è una sola coscienza
e nessuna di queste relazioni viene prima dell’altra: così in Dio, nessuna
relazione viene prima dell’altra e ogni relazione è fuori dal tempo, è eterna, e le tre relazioni formano un
solo Dio.
In Dio, le tre
relazioni si chiamano paternità, filiazione e spirazione. C’è poi anche una quarta relazione, che si chiama processione, e che attraversa, unisce le
prime tre. Il Padre è la relazione divina da
cui ha origine se stesso e il mondo e per questa ragione Dio è onnipotente
e tale potenza è condivisa anche dal Figlio e dallo Spirito Santo (“ricordo di sapere e ricordo di volere”).
Il Figlio è la relazione divina che riceve
l’origine, quasi ad aprirsi sul mondo e all’Incarnazione, e per questa
ragione Dio è onnisciente e tale onniscienza procede dal Padre ed è condivisa
dallo Spirito Santo (“so di ricordare e
so di volere”). Lo Spirito Santo è la relazione divina che procede dal
Padre e dal Figlio e per questa ragione Dio è volontà del bene, che noi
chiamiamo Amore o Carità (“voglio
ricordare e voglio sapere”).
Gaetano Masciullo
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