Il linguaggio di Cristo è diretto e duro: accusa coloro che, per varie ragioni terrene, si oppongono alla Verità incarnata e perseguitano chi la proclama. Bisogna tener presente, tuttavia, che impugnare la verità conosciuta è un peccato contro lo Spirito Santo, che è tra i più gravi che vi siano in assoluto. Questo atteggiamento di denuncia e di condanna da parte di Gesù è lontano dal sentimentalismo o dal relativismo che spesso permeano la nostra società contemporanea, dove parlare di peccato, giudizio e responsabilità personale è considerato scomodo o divisivo, persino nella Chiesa. Gesù non teme, invece, di rivelare la gravità del rifiuto della grazia, mettendo in guardia contro le conseguenze eterne di questa scelta.
“Io mando a voi profeti…”: queste parole manifestano il cuore divino di Nostro Signore Gesù Cristo. Il Signore non parla come un semplice profeta, ma come Dio stesso. Dicendo “Io mando a voi…”, afferma implicitamente la propria natura divina, sottolineando che egli è il vero Autore della missione dei profeti e degli apostoli. Questo è particolarmente significativo nel tempo natalizio, che celebra il mistero dell’Incarnazione: il Bambino nato a Betlemme è Dio fatto uomo, il Verbo eterno che viene a salvare, ma che sarà rifiutato e condotto alla croce.
Se diamo attenzione al calendario liturgico cattolico-romano tradizionale subito dopo il Natale, notiamo delle ricorrenze particolari. Subito dopo la celebrazione della nascita del Salvatore, infatti, la Chiesa ci invita a riflettere sul mistero del martirio, proponendoci una sequenza dal profondo significato: santo Stefano: martire nel corpo e nello spirito, che testimonia con la sua vita e la sua morte la fedeltà a Cristo fino all’effusione del sangue; san Giovanni Evangelista: martire nello spirito ma non nel corpo, che pur non subendo il martirio fisico, visse gravi persecuzioni per la sua totale consacrazione alla diffusione del vangelo; santi Innocenti: martiri nel corpo ma non nello spirito, vittime della crudeltà di Erode e immagine della lotta tra il potere terreno e il Regno di Dio; san Thomas Becket: martire nello spirito e nel corpo, come santo Stefano, è la prima grande vittima degli abusi di stato nella storia cristiana e testimonia l’opposizione tra il potere temporale che rifiuta Dio e la libertà della Chiesa.
Questa successione liturgica non è casuale, ma illumina il profondo legame tra il Natale e il martirio. Il Natale non è solo la celebrazione della nascita di un Bambino, ma l’irruzione del Regno di Dio nella storia, una realtà che provoca inevitabilmente una reazione da parte delle forze del male. Il martirio è la risposta ultima e radicale all’amore di Dio: un amore che si dona totalmente, fino al sacrificio supremo.
Il Natale e il martirio sono uniti dalla logica della Croce. Cristo nasce per morire e risorgere, e coloro che lo seguono sono chiamati a partecipare alla sua missione redentrice, anche a costo della vita. Santo Stefano ci ricorda che la fede non è una via facile o comoda, ma un cammino di fedeltà che può richiedere il dono totale di sé. Questo ci interpella profondamente: siamo disposti ad accogliere Cristo nella nostra vita, anche quando ci chiede di portare la croce del sacrificio, del rifiuto o della persecuzione?
Gaetano Masciullo
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