sabato 16 novembre 2024

Il granello di senape e il lievito: immagini della fede e della Chiesa

Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthǽum 13, 31-35

In illo témpore: Dixit Iesus turbis parábolam hanc: Símile est regnum cœlórum grano sinápis, quod accípiens homo seminávit in agro suo: quod mínimum quidem est ómnibus semínibus: cum autem créverit, maius est ómnibus oléribus, et fit arbor, ita ut vólucres cœli véniant et hábitent in ramis eius. Aliam parábolam locútus est eis: Símile est regnum cœlórum ferménto, quod accéptum múlier abscóndit in farínæ satis tribus, donec fermentátum est totum. Hæc ómnia locútus est Iesus in parábolis ad turbas: et sine parábolis non loquebátur eis: ut implerétur quod dictum erat per Prophétam dicéntem: Apériam in parábolis os meum, eructábo abscóndita a constitutióne mundi.

Sequenza del S. Vangelo secondo Matteo 13, 31-35

In quel tempo, Gesù disse alle folle questa parabola: "Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. E questo granello è il più piccolo di tutti i semi, ma, una volta cresciuto, è più grande di tutti gli arbusti e diventa un albero, così che gli uccelli dell’aria vengono e abitano tra i suoi rami". Disse loro un’altra parabola: "Il regno dei cieli è simile al fermento, che una donna, dopo averlo preso, nasconde sotto tre staia di farina, finché tutto sia fermentato". Gesù disse tutte queste cose sottoforma di parabola alle folle, e non parlava loro se non con parabole: affinché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del Profeta, che dice: "Aprirò la mia bocca in parabole, manifesterò cose nascoste dalla fondazione del mondo".

Gesù ci presenta oggi due parabole ricche di significato: quella del granello di senape e quella del lievito. Queste immagini, semplici e quotidiane, ci parlano del Regno di Dio e della sua forza trasformatrice, proprio come la virtù della fede, quel dono iniziale e piccolo come un seme che tutti noi riceviamo nel Battesimo in germe, ma che, una volta accolto, porta frutto in abbondanza. Nella prima lettera ai Tessalonicesi (1, 2-10), san Paolo loda la fede e la testimonianza della comunità cristiana, riconoscendo che, come un piccolo seme, essa cresce, si diffonde e diventa rifugio per chi cerca riposo e speranza.

Il chicco di senape è l’immagine della fede nel cuore dell’uomo. All’inizio sembra quasi invisibile per la sua piccolezza, ma, piantato nel terreno buono della nostra anima, cresce in un albero robusto, che dona ombra e riparo spirituale, e genera speranza e carità. La senape, con il suo sapore deciso, è anche un simbolo della forza spirituale della fede: come la senape è nota per il suo gusto forte, così la fede cristiana ha un carattere intenso e incisivo, capace di dare senso e orientamento alle nostre vite. Anche la Chiesa è simile all’albero di senape: si sviluppa dal piccolo seme della parola di Dio e si innalza attraverso le generazioni, offrendo riparo e rifugio a tutti i popoli del mondo, come gli uccelli che si posano sui rami dell’albero per trovare stabilità. I popoli in cerca di Dio, anche quando si sentono persi o insicuri, possono e anzi devono trovare nella Chiesa, piantata in Cristo, un luogo sicuro e accogliente.

Nel lievito, troviamo un’ulteriore immagine della fede, che agisce come principio vivificante. Gesù parla del lievito "nascosto" sotto tre misure di farina, un richiamo alla totalità della nostra anima: la razionalità, che ci permette di comprendere e meditare sulla verità di Dio; la nostra capacità di desiderare il bene (facoltà concupiscibile), cioè quella parte di noi che desidera ciò che è buono; e la forza di volontà (facoltà irascibile), che ci permette di perseverare nella vita cristiana anche nelle difficoltà. La fede si mescola con ogni parte del nostro essere, elevando ogni facoltà al servizio di Dio e della sua grazia. Come il lievito scompare all’interno della farina e trasforma l’impasto, così la fede si nasconde nel cuore, agendo in silenzio, ma trasformando profondamente chi la riceve.

Gesù parlava in parabole non per rendere difficile il proprio messaggio, bensì per raggiungere ogni persona in modo accessibile. Le parabole sono facili da ascoltare e ci parlano con immagini concrete, ma il loro vero significato richiede una meditazione più profonda. Esse ci invitano a fare un cammino interiore, a crescere nell’ascolto della Parola e nella vita di grazia. Gesù usa queste immagini semplici per parlare alla mente e al cuore, ma solo chi si immerge nella preghiera e nello studio della Scrittura può cogliere pienamente il mistero del Regno di Dio che esse nascondono.

Gaetano Masciullo

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