sabato 6 luglio 2024

Discernere i frutti per riconoscere i profeti

Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthǽum 7, 15-21

In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Atténdite a falsis prophétis, qui véniunt ad vos in vestiméntis óvium, intrínsecus autem sunt lupi rapáces: a frúctibus eórum cognoscétis eos. Numquid cólligunt de spinis uvas, aut de tríbulis ficus? Sic omnis arbor bona fructus bonos facit: mala autem arbor malos fructus facit. Non potest arbor bona malos fructus fácere: neque arbor mala bonos fructus fácere. Omnis arbor, quæ non facit fructum bonum, excidétur et in ignem mittétur. Igitur ex frúctibus eórum cognoscétis eos. Non omnis, qui dicit mihi, Dómine, Dómine, intrábit in regnum cœlórum: sed qui facit voluntátem Patris mei, qui in cœlis est, ipse intrábit in regnum cœlórum.

Seguito del S. Vangelo secondo Matteo 7, 15-21

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Fate attenzione ai falsi profeti, che vengono a voi sotto l’aspetto di pecore, ma che nell’intimo sono lupi rapaci: li riconoscerete dai loro frutti. Forse qualcuno raccoglie l’uva dalle spine o il fico dai rovi? Così ogni albero buono dà buoni frutti; mentre l’albero cattivo dà frutti cattivi. Non può l’albero buono produrre frutti cattivi, né l’albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che dà frutti cattivi sarà tagliato e gettato nel fuoco. Dunque, dai loro frutti li riconoscerete. Non chiunque mi dirà: Signore, Signore, entrerà nel Regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio, che è nei cieli, questi entrerà nel regno dei cieli".

Nel vangelo di oggi, il Signore si rivolge direttamente agli apostoli, ossia ai sacerdoti e ai vescovi della Chiesa, con un avvertimento cruciale: "Guardatevi dai falsi profeti". È significativo notare che Gesù non avverte i vescovi contro i falsi maestri, cioé contro coloro che semplicemente interpretano erroneamente la Parola di Dio, ma contro i falsi profeti, cioé contro coloro che affermano di parlare in nome di Dio, ma che in realtà agiscono in nome di Satana.

San Pietro fa una chiara distinzione tra queste due figure nella sua prima lettera: "Vi furono però anche falsi profeti tra il popolo, come anche tra voi ci saranno falsi maestri, i quali introdurranno eresie di perdizione e rinnegheranno il Signore che li ha riscattati, attirandosi una pronta rovina" (1Pietro 2,1).

Al tempo di Gesù, l'attenzione era rivolta ai farisei, che sedevano sulla cattedra di Mosè, ma sfruttavano la Legge per i loro scopi. Tuttavia, l'evangelista Matteo, nel trascrivere queste parole, aveva ormai ben presenti i numerosi eresiarchi che avevano preso piede all'interno della Chiesa stessa, in particolare i capi delle varie sette gnostiche. Questi si presentavano come cristiani, ma nelle parole e nelle azioni rinnegavano il vangelo di Cristo.

Interessante è analizzare il metodo di discernimento che Gesù suggerisce in questo brano di vangelo. Gesù ci dice che i falsi profeti vengono vestiti con pelli di pecora. In questo modo, Gesù ci dice che i falsi profeti sono soliti professare semplicità, povertà e mitezza. La Chiesa è però chiamata a discernere per capire cosa si nasconde sotto quelle vesti: essi possono essere "lupi voraci". L'aggettivo usato in greco dall'evangelista Matteo - àrpaghes - indica una doppia voracità: sia di colui che è violento, del lupo che divora le proprie prede, sia di colui che è avido, che vuole derubare il prossimo per arricchire se stesso. Dunque c'è questa doppia finalità nel falso profeta: egli vuole arricchire se stesso, di denaro e di beni terreni, oppure semplicemente di vana gloria, e poi egli vuole divorare, cioé uccidere spiritualmente l'anima di colui che viene ingannato, cioè conduce alla loro dannazione eterna.

Come fare per vedere oltre le vesti di pecora? Gesù ci indica il metodo: anzitutto aspettare, e poi analizzare con molta attenzione i frutti, cioè le opere di costoro e i loro effetti. Il Signore afferma che un albero buono - cioè un'anima innestata in Dio - non può dare frutti cattivi, mentre un albero cattivo - etimologicamente in greco: "marcio" - non può dare frutti buoni - etimologicamente in greco: "belli a vedersi".

Un albero cattivo non può produrre frutti buoni. Questo perché il Signore qui non sta parlando di frutti buoni generici, ma di particolari conseguenze che solo un animo buono, cioè ripieno della grazia di Dio, può produrre. San Paolo ci avvisa chiaramente e ci indica con chiarezza quali sono questi frutti buoni cui Gesù in questa pagina di vangelo semplicemente allude: "frutto dello Spirito è la carità, la gioia, la pace, la pazienza, la benignità, la bontà, la longanimità, la mansuetudine, la fedeltà, la modestia, la continenza, la castità" (Galati 5, 22-23).

Allo stesso modo, san Paolo ci elenca anche i frutti cattivi, con cui possiamo riconoscere sicuramente i falsi profeti: "Si riconoscono facilmente le opere della carne, che sono la fornicazione, l'impurità, l'impudicizia, la lussuria, l'idolatria, i venefici, le inimicizie, le contese, le gelosie, le ire, le risse, le discordie, le sette, le invidie, gli omicidi, le ubriachezze, le gozzoviglie, ed altre simili cose, riguardo alle quali vi avverto, come vi ho già avvertiti, che chi fa tali cose non conseguirà il regno di Dio" (Galati 5, 19-21).

Questi dunque sono i frutti buoni e cattivi di cui ci parla il Signore, e non è possibile che un falso profeta manifesti questi frutti, perché non c'è lo Spirito Santo in lui. Per distinguere i veri dai falsi profeti, dunque, basterà analizzare la persona in rapporto a questi frutti: se manca anche uno solo di essi, ecco che abbiamo la prova, la dimostrazione che egli parla non per conto di Dio, ma per conto del proprio ego, e quindi di Satana. 

Gaetano Masciullo

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