sabato 20 luglio 2024

Chiesa tutta, desidera la vera Pace!

Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam 19, 41-47

In illo témpore: Cum appropinquáret Iesus Ierúsalem, videns civitátem, flevit super illam, dicens: Quia si cognovísses et tu, et quidem in hac die tua, quæ ad pacem tibi, nunc autem abscóndita sunt ab óculis tuis. Quia vénient dies in te: et circúmdabunt te inimíci tui vallo, et circúmdabunt te: et coangustábunt te úndique: et ad terram prostérnent te, et fílios tuos, qui in te sunt, et non relínquent in te lápidem super lápidem: eo quod non cognóveris tempus visitatiónis tuæ. Et ingréssus in templum, cœpit eiícere vendéntes in illo et eméntes, dicens illis: Scriptum est: Quia domus mea domus oratiónis est. Vos autem fecístis illam speluncam latrónum. Et erat docens cotídie in templo.

Séguito del S. Vangelo secondo Luca 19, 41-47

In quel tempo, essendo Gesù giunto vicino a Gerusalemme, scorgendo la città, pianse su di essa, dicendo: "Se in questo giorno avessi conosciuto anche tu quello che occorreva per la tua pace! Ma tutto ciò è ormai nascosto ai tuoi occhi. Perciò per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno con trincee, ti assedieranno e ti angustieranno da ogni parte; e getteranno a terra te e i tuoi figli che abitano in te, e non lasceranno in te pietra su pietra, poiché non hai conosciuto il tempo in cui sei stata visitata". Entrato poi nel tempio, cominciò a cacciare quanti lì dentro vendevano e compravano, dicendo loro: "Sta scritto: La mia casa è casa di preghiera. Voi invece ne avete fatta una spelonca di ladri". E ogni giorno insegnava nel tempio.

Luca ci narra di Gesù che piange sulla Città Santa e predice i castighi che si abbatteranno su di essa. Questa profezia, dal punto di vista storico, si è concretizzata con l'assedio di Gerusalemme nel 70 d.C. per opera dei romani guidati da Tito, un assedio che aveva l'obiettivo di reprimere una rivolta ben organizzata degli zeloti e che culminò con la distruzione del Tempio e la deportazione di molti oggetti sacri custoditi nel suo sancta sanctorum.

Storicamente, il popolo di Israele ha rifiutato di riconoscere Gesù come il Messia, il Cristo promesso da Dio non solo ai discendenti di Abramo, ma all'intera umanità. Infatti, la promessa del Messia risale ai primissimi momenti successivi al peccato originale, molti secoli prima della nascita di Abramo. Israele, il popolo dell'Antica Alleanza, è stato disperso a causa della sua invidia, cecità e superbia. La Fede salvifica è stata offerta a tutti gli uomini di buona volontà, indipendentemente dalla razza, come scrive san Paolo: "Non c'è più giudeo né greco" (Galati 3,28). La Chiesa, di cui Israele era una prefigurazione, è stata destinata ad abbracciare tutto il globo, come predisse san Paolo a Roma (cfr. Atti 28, 25-28).

Certamente vi è un significato spirituale, che dobbiamo cogliere in questo lamento di Nostro Signore, considerando che Gerusalemme rappresenta misticamente la Chiesa. Tante volte, nel corso della storia, la Chiesa sembra aver tradito il proprio mandato ricevuto da Cristo, quello di annunciare il Vangelo e di battezzare. Certo, il Signore è lento all'ira, ma castiga nel momento più propizio, e questo sia per un aspetto di giustizia sia per un aspetto di misericordia.

Giustizia è dare a ciascuno secondo ciò che merita, nel bene o nel male, mentre misericordia è dare a ciascuno secondo ciò di cui ha bisogno. Queste due virtù, che in noi possono agire indipendentemente l'una dall'altra, in Dio sono sempre intimamente unite, così che Egli non agisce mai da giusto senza essere misericordioso, e viceversa. Ogni castigo che Dio invia è un male fisico o spirituale, mai morale (cioé il peccato, il quale invece procede solo e sempre da noi stessi). Il male morale è l'unico vero male. I mali fisici e spirituali, invece, sono mali solo relativamente a chi li riceve, non relativamente al fine ultimo. Perché dunque questi mali? Perché i castighi? Perché le sofferenze? L'uomo soffre a causa della sua cattiva condotta, ma anche - ciò sembra paradossale per l'uomo moderno abituato a pretendere il piacere di diritto - perché ne ha bisogno. L'uomo, ferito dal peccato originale, non sa davvero comprendere cosa è bene e cosa è male, finché non ne fa davvero esperienza fino in fondo.

La Chiesa, come Gerusalemme, è chiamata a riflettere sul proprio cammino e a chiedere perdono per i propri tradimenti e peccati. Nostro Signore, nel piangere su Gerusalemme, piange anche per le infedeltà del suo popolo, che è chiamato a portare la luce del Vangelo in un mondo oscurato dal peccato. Ogni volta che la Chiesa si allontana dalla sua missione, sperimenta i castighi divini, che sono sempre finalizzati a ricondurla sulla retta via. Come leggiamo in Ebrei 12, 6: "Il Signore corregge colui che ama e percuote chiunque riconosce come figlio." I castighi di Dio sono sempre un invito alla conversione e alla santità. Non sono mai semplici punizioni sadiche, ma strumenti di amore paterno che ci chiamano a riflettere, a pentirci e a tornare a Lui con cuore contrito. Come dice il salmista: "Beato l'uomo che tu castighi, Signore, e a cui insegni la tua legge, per dargli riposo nei giorni di sventura" (Salmo 94, 12-13). 

Questo è il cammino di santificazione a cui siamo tutti chiamati, un cammino che passa attraverso la croce, ma che conduce alla gloria della resurrezione.

Gaetano Masciullo

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