sabato 10 febbraio 2024

Quinquagesima: l'uomo è chiamato a vincere se stesso

Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam 18, 31-43.

In illo témpore: Assúmpsit Iesus duódecim, et ait illis: Ecce, ascéndimus Ierosólymam, et consummabúntur ómnia, quæ scripta sunt per Prophétas de Fílio hominis. Tradétur enim Géntibus, et illudétur, et flagellábitur, et conspuétur: et postquam flagelláverint, occídent eum, et tértia die resúrget. Et ipsi nihil horum intellexérunt, et erat verbum istud abscónditum ab eis, et non intellegébant quæ dicebántur. Factum est autem, cum appropinquáret Iéricho, cæcus quidam sedébat secus viam, mendícans. Et cum audíret turbam prætereúntem, interrogábat, quid hoc esset. Dixérunt autem ei, quod Iesus Nazarénus transíret. Et clamávit, dicens: Iesu, fili David, miserére mei. Et qui præíbant, increpábant eum, ut tacéret. Ipse vero multo magis clamábat: Fili David, miserére mei. Stans autem Iesus, iussit illum addúci ad se. Et cum appropinquásset, interrogávit illum, dicens: Quid tibi vis fáciam? At ille dixit: Dómine, ut vídeam. Et Iesus dixit illi: Réspice, fides tua te salvum fecit. Et conféstim vidit, et sequebátur illum, magníficans Deum. Et omnis plebs ut vidit, dedit laudem Deo.

Séguito del S. Vangelo secondo Luca 18, 31-43.

In quel tempo, Gesù prese a parte i Dodici e disse loro: "Ecco, andiamo a Gerusalemme, e si adempirà tutto quello che è stato scritto dai profeti sul Figlio dell’uomo. Poiché sarà dato nelle mani della gente e sarà schernito, flagellato e sputato: e dopo che l’avranno flagellato, lo uccideranno e il terzo giorno risorgerà". Ed essi non compresero nulla di tutto questo, un tal parlare era oscuro per essi e non comprendevano quel che diceva. E avvenne che, avvicinandosi a Gerico, un cieco se ne stava sulla strada mendicando. E udendo la folla che passava, domandava cosa accadesse. Gli dissero che passava Gesù Nazareno. E quegli gridò e disse: "Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me". E quelli che andavano avanti lo sgridavano perché tacesse. Ma egli gridava sempre più: "Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me". E Gesù, fermatosi, ordinò che glielo conducessero. Quando gli fu vicino, lo interrogò dicendo: "Cosa vuoi che ti faccia?" E quegli disse: "Signore, che io veda!". E Gesù gli disse: "Vedi: la tua fede ti ha salvato". E subito vide, e lo seguiva magnificando Dio. E tutto il popolo, vedendo ciò, rese lode a Dio.

Gli antichi liturgisti interpretavano la guarigione del cieco di Gerico - scrive dom Guéranger - come simbolo dell’accecamento dei peccatori. Il cieco riacquistò la vista perché avvertiva il proprio stesso male e desiderava guarire. La santa Chiesa vuole che avvertiamo lo stesso desiderio e ci assicura che sarà esaudito. Ma per ottenere questa guarigione, l'uomo deve ben disporsi: ecco perché nella Domenica di Quinquagesima ci viene offerto un modello molto particolare su cui meditare.

Dopo aver meditato sul tema del peccato originale e del castigo divino, ecco che la Chiesa ci spinge a meditare sul tema della vocazione. Dio chiama l'uomo a cambiare vita e ad aderire pienamente alla sua santissima volontà, e in questa corrispondenza consiste la felicità piena dell'uomo, sin da questa vita.

Il cammino dell'uomo verso Dio è ascensionale, va dal basso verso l'alto, e l'acquisizione delle quattro virtù cardinali è il primo passo importante per intraprendere tale cammino. Ecco perché la Chiesa, nella Domenica di Quinquagesima, invita a considerare Abramo come modello del cristiano che, in cammino con Dio, perfeziona se stesso per poi accogliere la chiamata, la vocazione del Signore. Abramo è un uomo sagace e prudente. Per preservare la vita sua e di sua moglie Sara dall’avidità del faraone, egli la presenta alla corte egizia come sua sorella, piuttosto che come sua consorte (cfr. Genesi 12, 10-20), ma nel fare ciò non mente, perché ella era davvero sua parente. Ecco dunque la prima delle virtù cardinali, anzi il "cardine dei cardini", cioé la prudenza.

Ma Abramo non è solo un uomo prudente: è anche un uomo giusto. Le sue relazioni con il parente Lot sono un esempio di equità. Le loro proprietà, ricche di greggi, armenti, soldati e sudditi, rendevano difficile la convivenza nello stesso territorio. Quando scoppiò una disputa tra i sudditi di Abramo e quelli di Lot, il patriarca agì con saggezza: invece di innescare una guerra, scelse di dividere il territorio in modo equo, rispettando le esigenze di entrambe le tribù. “Non voglio discordia tra noi”, disse ad Lot, “siamo fratelli. Tutto il paese è davanti a noi. Separiamoci: tu a sinistra, io a destra; o viceversa” (Genesi 13, 8-9).

Abramo è anche modello di fortezza. Gli uomini dell’Antico Testamento, a partire da Abramo, erano sovrani e condottieri militari. Nel capitolo 14 di Genesi, scoppia una grande guerra tra popoli pagani e crudeli, minacciando la pace e la concordia delle tribù di Abramo e Lot. Durante alcune scorribande, i nemici pagani catturano Lot e molti dei suoi averi e dei suoi sudditi. La risposta di Abramo fu fulminea: radunati trecentodiciotto uomini, nell’oscurità della notte, colpisce il nemico, liberando il parente e tutta la sua tribù (cfr. Genesi 14, 1-16).

Abramo è anche modello di temperanza. Dopo aver sconfitto la confederazione pagana, il re di Sodoma offre ricchezze al grande patriarca, in cambio dei sudditi di Abramo. Tuttavia, Abramo rifiuta: “Alzo la mano davanti al Signore, il Dio altissimo, creatore del cielo e della terra: né un filo, né un legaccio di sandalo, niente prenderò di ciò che è tuo; non potrai dire: io ho arricchito Abramo. Per me niente, se non quello che i servi hanno mangiato; quanto agli uomini che sono venuti con me, […] essi stessi si prendano la loro parte” (Genesi 14, 22-24). 

Dopo aver dimostrato la propria virtù naturale, Abramo riceve la rivelazione divina. Dio gli promette una discendenza numerosa, simbolo della Chiesa, e la nascita di un figlio, Isacco, prefigurazione del Redentore, Gesù Cristo. In seguito, il Signore cambia il nome di Abramo: “Non sarai più chiamato Abram, ma Abramo, perché ti renderò padre di molte nazioni” (Genesi 17, 5). I due nomi possono sembrare simili, ma in ebraico, Abram significa “padre esaltato” o “padre forte”. Questo nuovo nome, Abraham, "padre di una moltitudine", richiama invece la perfezione spirituale promessa da Dio.

Gaetano Masciullo

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