sabato 1 aprile 2023

Gesù è proclamato Re e Salvezza del popolo



Sequéntia S. Evangélii secundum Matthaéum 21, 1-9.
In illo témpore: Cum appropinquásset Iesus Ierosólymis, et venísset Béthphage ad montem Olivéti: tunc misit duos discípulos suos, dícens eis: Ite in castéllum, quod contra vos est, et statim inveniétis ásinam alligátam, et pullum cum ea: sólvite, et addúcite mihi: et si quis vobis áliquid díxerit, dícite, quia Dóminus his opus habet, et conféstim dimíttet eos. Hoc áutem totum factum est, ut adimplerétur quod dictum est per Prophétam, dicéntem: Dícite fíliae Sion: Ecce Rex tuus venit tibi mansuétus, sédens super ásinam et pullum, fílium subiugális. Eúntes áutem discípuli, fecérunt sicut praecépit illi Iesus. Et adduxérunt ásinam et pullum: et imposuérunt super eos vestiménta sua, et eum désuper sedére fecérunt. Plúrima áutem turba stravérunt vestiménta sua in via: álii áutem caedébant ramos de arbóribus, et sternébant in via: turbae áutem, quae praecedébant, et quae sequebántur, clamábant, dicéntes: Hosánna fílio David: benedíctus qui venit in nómine Dómini.

Seguito del S. Vangelo secondo Matteo 21, 1-9.
In quel tempo, essendosi Gesù avvicinato a Gerusalemme e essendo arrivato a Betfage presso il Monte degli Ulivi, inviò subito due suoi discepoli, dicendo loro: "Andate nel villaggio soprelevato che è di fronte a voi e troverete subito un'asina legata e un puledro insieme a essa: scioglieteli e portatemeli e, se qualcuno vi dirà qualcosa, dite che il Signore ha bisogno di essi e subito li lascerà". Infatti tutto questo accadde perché si adempisse ciò che era stato detto attraverso il Profeta, che dice: "Dite alla figlia di Sion: Ecco, il tuo Re viene mansueto, che siede sopra un'asina e sopra il suo puledro da soma". Andati quindi i discepoli, fecero come Gesù aveva ordinato loro. E condussero l'asina e il puledro e posero sopra di essi i suoi vestiti e lo fecero sedere sopra quello [il puledro]. Infatti una grande folla stese le proprie vesti sulla via, altri invece tagliavano i rami dagli alberi e li gettavano sulla via, la folla invece che lo precedeva e che lo seguida acclamava dicendo: "Osanna al figlio di Davide: benedetto colui che viene nel nome del Signore".

Dopo tre anni di ministero terreno, finalmente il Cristo ha raggiunto lo scopo della sua venuta nel mondo: affrontare la dolorosa Passione, necessario strumento di espiazione del peccato antico: Dio si è fatto Uomo per scontare una colpa infinita che l'uomo da solo non è in grado di espiare.

Dio non contraddice se stesso. Egli ha fondato l'universo sulla giustizia. Il primo angelo ha perso la grazia di Dio senza essere stato tentato da qualcuno e per questo la sua condizione infernale è irrevocabile. Ma l'uomo ha perso la grazia di Dio a causa della tentazione e dell'inganno di un altro, cioè del diavolo, ed era giusto non solo che da un altro arrivasse il consiglio per conservarsi nella grazia - e questi è Gesù in quanto Dio - ma anche che da un uomo idoneo arrivasse l'espiazione e la giustificazione per una colpa infinita che ha afflitto tutto il genere umano - e questi è Gesù in quanto Uomo.

Ovviamente, visto che era stata una coppia di esseri umani a peccare mortalmente per tutti - Adamo ed Eva - solo un altro essere con la loro stessa natura (cioè un altro uomo) poteva espiare tale colpa universale. Ma nessun uomo è capace di espiare una colpa infinita, neanche se consideriamo nell'insieme tutti gli uomini che sono vissuti dall'alba dei tempi, che esistono e che esisteranno: gli uomini non possono pagare con la propria vita il prezzo della Grazia perduta, che è infinita.

Era necessario che Dio - l'unico capace di meriti infiniti - si umiliasse fino a prendere le fattezze della specie colpevole, la specie umana, e riportasse giustizia nell'universo per amore della sua creatura. Ecco sintetizzata la grande missione terrena di Gesù Cristo!

E però, prima di entrare per l'ultima volta a Gerusalemme, la volontà imperscrutabile di Dio volle manifestare ancora una volta la regalità di Gesù Cristo, contro l'odio e l'invidia delle autorità ebraiche e contro la supponenza dell'Impero romano. Mentre i farisei complottavano per uccidere Gesù e Lazzaro (cfr. Giovanni 12, 10-11), il popolo si radunava per riconoscere Gesù Messia di Israele e lo acclamava come re.

Il vangelo secondo Matteo ci narra che Gesù si recava da Betania, la città di Lazzaro, verso Gerusalemme passando per Betfage, che il vangelo definisce castellum, cioè un villaggio sopraelevato. Come riporta san Remigio nel suo commento a questo passo evangelico, Betfage era un paese di sacerdoti, probabilmente abitato per lo più da appartenenti alla tribù di Levi. Infatti, la Legge mosaica proibiva agli ebrei di compiere più di mille passi nel giorno di sabato e pertanto i sacerdoti che si recavano a Gerusalemme per officiare i riti prescritti erano soliti pernottare in questo paesello.

L'evangelista narra dunque questo misterioso episodio in cui Gesù invia due discepoli a ritirare un'asina e un puledro e prevede la protesta che alcune persone, presumibilmente i padroni delle due bestie, gli faranno. In effetti, quando i due discepoli riferirono l'ordine di Gesù - "il Signore ha bisogno di essi" - nessuna protesta vi fu da parte di nessuno. I Padri della Chiesa hanno interpretato questa pronta obbedienza di perfetti sconosciuti all'ordine di Cristo come un segno della sottomissione dell'umanità intera al volere di Gesù Cristo, il quale è detto Signore anche di coloro che non lo conoscono, perfino di coloro che giacciono sotto il potere del Maligno.

Matteo è l'unico evangelista che parla della presenza dell'asina, oltre a quella del suo puledro, sul quale Gesù salirà e che invece è menzionato dai restanti evangelisti (cfr. Marco 11,1-8; Luca 19,29-35; Giovanni 12,14-15).

Anche questo è un elemento misterioso, che può essere spiegato solo alla luce dell'interpretazione della Chiesa, perché la distanza tra Betfage e Gerusalemme è così misera che non necessitava l'impiego di una cavalcatura. Il puledro rappresenta tutti i popoli pagani che non avevano conosciuto Dio, mentre l'asina rappresenta Israele. Ecco perché solo Matteo cita l'asina: perché il suo vangelo era destinato anzitutto agli ebrei convertiti al cristianesimo.

Ed è da notare che Cristo non monta sull'asina, ma sul puledro, a profetizzare che la sua missione redentrice non è limitata al solo Israele, anche se solo ai Giudei fu profetizzata la sua venuta nel mondo. E comunque il puledro è figlio di quell'asina, così come il Nuovo Testamento procede dall'Antico Testamento ed anzi ne è il compimento e la perfezione. E ancora, bisogna notare che Gesù inviò due apostoli a prelevare i due animali, perché la predicazione del vangelo e la fede in Cristo è necessaria per la salvezza di tutti, non solo per i pagani, ma anche per gli ebrei.

I discepoli trovano l'asina e il puledro legati per simboleggiare che l'intera umanità prima di Cristo era schiava del diavolo a causa dell'antico peccato: la parola vizio infatti deriva dal latino victus che significa 'legato' e i vizi rendono gli uomini più simili alle bestie, prive di ragione.

E per questo Cristo ordina ai due discepoli di sciogliere i due animali, perché è attraverso la Chiesa che Dio ordina di sciogliere, cioè di liberare tutti gli uomini dai vincoli della carne, del mondo e del diavolo. E poi Gesù aggiunge: "e portatemeli", perché la gloria di Dio è la felicità della vita dell'uomo.

"Se qualcuno vi dirà qualcosa, dite che il Signore ha bisogno di essi e subito li lascerà". Quante volte il mondo impedisce alla Chiesa di predicare il vangelo e salvare le anime tramite i Sacramenti? Quante volte la Chiesa si fa intimorire dai poteri mondani? Cristo invece invita la Chiesa a perseverare nell'annuncio evangelico, nonostante le avversità.

"Osanna! - gridava il popolo festante a Gerusalemme - Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d'Israele!" (Gv 12, 13). Si era così realizzata la profezia dell'Antico Testamento: "Non temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo re viene, seduto sopra un puledro d'asina" (Zaccaria 9,9). La parola ebraica osanna significa "salva!": ennesimo riferimento alla missione redentrice di Cristo.

Gesù rivela quindi ai Dodici la sua missione, che avrà culmine a Gerusalemme: "È giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo. In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto" (Giovanni 12, 24). Gesù è il chicco di grano, che sarà ucciso e sepolto sottoterra, dalla quale risorgerà glorioso e genererà "molto frutto", cioè le membra sante della Chiesa cattolica.

E ancora: "Che cosa dovrei dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il tuo nome" (Giovanni 12, 27b-28a). La croce è la gloria di Dio. Ed ecco, com'era avvenuto sul Giordano e sul Tabor, ancora una volta Dio fa sentire a tutto il popolo una voce soprannaturale: "Venne allora una voce dal cielo: 'L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!'" (Giovanni 12, 28b).

Iniziamo la Settimana Santa, Settimana di Passione, riconoscendo Gesù Cristo Re e Signore della nostra anima, l'unico in grado di riscattarci dalla triste eredità dei nostri progenitori, l'unico che può aprirci le porte del paradiso. Rendiamoci meritevoli di un così infinito dono!

Gaetano Masciullo

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