In occasione della festa della Santa Famiglia di Nazareth, la Chiesa ci invita a meditare quello che la Tradizione cattolica definisce il "quinto mistero della gioia", secondo la dicitura utilizzata nella recita del rosario. Possiamo immaginare l'ansia che invase gli animi di Giuseppe e Maria, quando si accorsero di aver perso il figlioletto Gesù, appena dodicenne, tra la confusione della carovana che da Gerusalemme riportava l'intera famiglia di Cristo verso casa a Nazareth. I genitori di Cristo si accorsero dell'avvenuto smarrimento dopo "una giornata di cammino", il che significa - considerando la distanza tra Gerusalemme e Nazareth - che la carovana era quasi giunta a destinazione.
La ricerca dei genitori di Gesù durò ben tre giorni. Il rimando biblico va di necessità ai tre giorni di Cristo nel sepolcro, prima della sua Resurrezione: segno che tutti i misteri della storia salvifica ruotano intorno al mistero centrale, quello della Croce. E come Gesù, durante i tre giorni di smarrimento, predicava ai Dottori, cioè al popolo di Israele e alla nascente Chiesa, per introdurli alla Nuova Alleanza definitiva tra Dio e l'uomo, così, durante i tre giorni nel sepolcro, andò a predicare negli inferi, per annunciare quella stessa Redenzione e riscattare dalle tenebre i giusti che non poterono accedere in Paradiso a causa del peccato originale.
L'evangelista Luca sottolinea, alla fine di questo episodio, che Gesù cresceva "in sapienza, in età e in grazia". La Chiesa ci indica così quale deve essere il supremo fine dell'educazione e dell'istruzione parentale. I genitori infatti ricevono da Dio la sublime vocazione a coltivare la prole secondo questi tre assi.
Sapienza. Con questo termine, la Scrittura indica il complesso di tutte le virtù naturali, acquisibili con le sole forze dell'uomo: la prudenza, la giustizia, la fortezza e la temperanza. Un padre e una madre degni di questo nome non possono esimersi dall'avviare una educazione moralmente solida per i propri figli.
Età. Con questo termine, la Scrittura denota la cura da parte dei genitori di tutta la dimensione psicofisica del figlio, cioè tutte le esigenze legate alla corporeità. Gesù infatti, pur essendo Dio, non volle esimersi dal vivere una vita perfettamente umana, per indicarci un modello, inclusa la crescita.
Grazia. Con questo termine, la Scrittura denota il rapporto tra Dio e la persona umana. I genitori devono avere fortemente a cuore che i propri figli crescano nella grazia di Dio e soprattutto conoscano come si rimane in grazia di Dio, che rimane in definitiva il tesoro più grande e l'eredità più prospera che un padre e una madre possano lasciare alla propria prole.
Gaetano Masciullo
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