Sequéntia sancti Evangélii secundum Lucam 21, 25-33.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Erunt signa in sole et luna et stellis, et in terris pressúra géntium præ confusióne sónitus maris et flúctuum: arescéntibus homínibus præ timóre et exspectatióne, quæ supervénient univérso orbi: nam virtútes cœlórum movebúntur. Et tunc vidébunt Fílium hóminis veniéntem in nube cum potestáte magna et majestáte. His autem fíeri incipiéntibus, respícite et leváte cápita vestra: quóniam appropínquat redémptio vestra. Et dixit illis similitúdinem: Vidéte ficúlneam et omnes árbores: cum prodúcunt jam ex se fructum, scitis, quóniam prope est æstas. Ita et vos, cum vidéritis hæc fíeri, scitóte, quóniam prope est regnum Dei. Amen, dico vobis, quia non præteríbit generátio hæc, donec ómnia fiant. Cœlum et terra transíbunt: verba autem mea non transíbunt.
Seguito del S.Vangelo secondo Luca 21, 25-33.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Ci saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e nella terra costernazioni di genti sbigottite dal rimbombo delle onde e dall'agitazione del mare, mentre gli uomini tramortiranno dalla paura e dall'attesa di quello che starà per accadere alla terra: perché anche le potenze dei cieli saranno sconvolte. Allora si vedrà il Figlio dell'uomo venire sulle nubi in gran potenza e maestà. Quando ciò incomincerà ad accadere, sorgete ed alzate il capo, perché s'avvicina la vostra redenzione". E disse loro una similitudine: "Osservate il fico e tutti gli alberi: quando germogliano, sapete che l'estate è vicina. Così quando vedrete accadere tali cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. In verità vi dico non passerà questa generazione prima che tutto ciò sia avvenuto. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno".
La liturgia della Prima Domenica di Avvento ci propone il brano di Luca 21, 25-33, un testo che ci introduce con immagini apocalittiche alla riflessione sulla venuta del Signore. L’Avvento non è soltanto un tempo di preparazione al Natale, ma anche un’occasione per meditare sul mistero delle venute di Cristo: nella storia, nell’intimità di ogni anima e, infine, nella gloria alla fine dei tempi. Questo triplice Avvento è al cuore del brano evangelico, che ci invita a vigilare e a sperare.
L’Avvento che celebriamo liturgicamente si riferisce anzitutto alla venuta di Cristo nella carne, l’Incarnazione del Figlio di Dio. Con la sua nascita, il Verbo ha preso su di sé la condizione umana per redimerla e restituirle la possibilità di partecipare alla vita divina. L’umanità, ferita dal peccato di Adamo ed Eva, ha trovato in Cristo il nuovo inizio. Questa palingenesi del cosmo è espressa nel linguaggio simbolico del Vangelo di oggi: “Il sole si oscurerà, la luna non darà più il suo splendore, le stelle cadranno dal cielo.” Non si tratta di un disastro hollywoodiano, ma del capovolgimento radicale della condizione umana operato da Cristo. Il sole, la luna e le stelle rappresentano le potenze terrene che, senza Cristo, non danno più luce e guida. La croce del Signore ha mutato la sorte di Adamo ed Eva: il peccato è vinto, e la redenzione è il nuovo sole che illumina il cammino dell’uomo.
Il secondo Avvento è quello che riguarda ciascuno di noi personalmente: la venuta di Cristo al momento della nostra morte e del nostro giudizio particolare. San Paolo, nella lettera ai Romani (13, 11-14), ci ricorda che “è ormai tempo di svegliarci dal sonno,” perché “la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti.” Questo è un invito a vivere ogni giorno in attesa del Signore, con una consapevolezza viva della brevità della vita terrena. La vigilanza che Gesù ci chiede è un atteggiamento del cuore, cioè di una volontà ferma e ben formata, un vivere con la mente e l’anima rivolte verso Dio. Non sappiamo il giorno né l’ora del nostro incontro definitivo con Lui, ma siamo chiamati a essere sempre pronti, “rivestendoci del Signore Gesù Cristo” e rinunciando “alle opere delle tenebre.”
Il terzo Avvento è quello che avverrà alla fine dei tempi, quando Cristo tornerà nella gloria per giudicare i vivi e i morti. Il Vangelo ci parla del Figlio dell’Uomo che verrà “su una nube con potenza e gloria grande.” Questo è il compimento della storia, quando tutto sarà sottomesso al Signore, e il Regno di Dio si manifesterà nella sua pienezza. Le parole di Gesù, “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno,” ci rassicurano che, anche nel mezzo delle tribolazioni e dei mutamenti del mondo, la sua Parola rimane ferma, come guida sicura per coloro che confidano in Lui.
In questo tempo di Avvento, siamo chiamati a vivere con vigilanza e speranza, non con paura. Gesù ci dice: “Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.” La dimensione apocalittica non deve essere vista come una minaccia, ma come l’annuncio di un mondo nuovo, redento dalla croce di Cristo. L’Avvento è il tempo per preparare il cuore ad accogliere Cristo, sia nel ricordo della sua Incarnazione, sia nel nostro cammino quotidiano, sia nella gloria della sua venuta finale. La nostra risposta deve essere quella di una vita vissuta nella luce della grazia, come ci insegna san Paolo: “Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno.”
Con il cuore rivolto verso il Signore, affrontiamo il cammino dell’Avvento con fede, certi che le parole di Cristo non passeranno mai e che la sua venuta porta con sé la nostra redenzione e la nostra pace.
Gaetano Masciullo